Si sente spesso dire che i giovani sono disinteressati a “costruire” e di conseguenza senza futuro. Affermazione non tanto veritiera: il futuro esiste e, prima o poi, arriva. Il problema è quale futuro…. Si può star meglio o peggio di oggi, nessuno è capace di prevederlo, nessuna legge naturale lo può impedire, sicuramente ci sono le nostre azioni ovvero le azioni politiche e sociali che possono rendere più o meno probabile una decadenza del benessere o delle opportunità.
Le basi del futuro stanno nel contemporaneo; chi non “costruisce” oggi non può esigere, senza responsabilità dirette, un domani migliore.
Se le azioni politiche e sociali possono stravolgere in positivo il futuro, perché i giovani sono cosi distanti dalla politica?
Le nuove generazioni non sono disinteressate alla politica ma direi sono allergici alle strutture partitiche a prescindere dal colore politico, sono consapevoli che c’è bisogno di politiche coraggiose e obiettivi misurabili, perché le radici del futuro stanno nel presente; loro sono i maggiori protagonisti della “vita politica” ma restano fuori dai partiti politici e si “legano” tra loro attraverso una nuova forma: le associazioni.
Aderire ad uno gruppo è come “spiegare le vele” tutti insieme per pacare la rabbia dei “senza futuro”. Uniti, per “costruire” il futuro e farlo insieme, per sperimentare percorsi “diversi”; per essere partecipi al nuovo “viaggio” tutti insieme, perché per i giovani è fondamentale il valore delle relazioni sociali, rapporti umani veri, quelli che fanno cadere la maschera e restituiscono un’autenticità che è un altra qualità particolarmente sentita.
I giovani chiedono in particolare l’autenticità, un valore essenziale intrinseco in ogni partecipante del gruppo, qualità primaria che gli consente di accettare un cammino fatto di tappe e non un contenitore per nascondere se stesso e le proprie fragilità.
Nelle associazioni i giovani trovano un luogo per far sentire la propria voce, uno spazio per valorizzare i propri modelli, che vanno valorizzati soprattutto dalla politica spesso poco accorta a dare ascolto, supporto, confronto e collegamento istituzionali; per “riparare” occorre una politica che sostenga le idee dei giovani, che sostenga queste realtà a metterle in contatto tra loro e che favorisca il bisogno di abbinare la creatività al lavoro.
Nello stesso tempo però è penalizzato l’isolamento o una sorte di “ghettazione”, se non si è dentro certi confini raramente si riesce a crescere ed affermare la propria creatività . Ora come ora per “costruire”, urge un’affinità di intenti per fare “unione”, peculiarità del “fare” ovvero per prospettare dal basso ed essere intesi dall’alto.
Il territorio in questi anni è stato un laboratorio unico di esperienza sociale e politica. Spazi, giardini liberati, doposcuola, laboratori sociali e nuove associazioni, realtà pronte a mettersi in gioco, a rivendicare diritti e mostrando allo stesso tempo, in maniera iniziale, un altro mondo possibile, costruito sulla solidarietà ed il mutuo soccorso, sulla condivisione e la partecipazione.
Allora, perché non “salpare l’ancora”?