L’albero abusivo…

C’era una volta un albero infelice perché nessuno lo poteva notare; viveva con tanti suoi fratelli in un bosco e piangeva spesso per ciò che non vedeva intorno a se. Angusta e tenebrosa la sua dimora, la luce filtrava a mala pena dalle fronde dei suoi vicini.

Una mattina, scosso da un inconsueto movimento, si ritrovò tra le braccia di un uomo che allegramente fischiettando lo portava a zonzo, lontano dal suo luogo primordiale.  Improvviso il salto nel vuoto e il dolore cagionato dall’urto rumoroso e duro di un pianale che si muoveva. L’albero ebbe paura ma di lì a poco scomparve nello scorgere l’immane cielo. Il calore dei raggi solari accarezzano ora il suo fogliame e la linfa per un po’ si riposò. Chiuse gli occhi nel pensiero quieto di essere trapiantato in un luogo degno di lui, essere finalmente ammirato.

Aria acre e fumosa lo destò; prolungava il suo sguardo sull’asfalto nero e catramoso che minaccioso prendeva il sopravvento su di lui. Su lunghi passi vedeva ergersi qua e là pochi suoi fratelli, ma più piccoli.  Inorgoglito, volle finalmente ricambiare con maestosa frescura quanti si rifugiavano all’ombra dei suoi rami, ma l’attonito sguardo e l’inquieto brusio degli uomini screpolò la morbidezza di quel gesto d’amore.

Improvvisa l’esclamazione di un passante: “è un albero abusivo! Non c’è l’autorizzazione! Deve essere abbattuto!”. La tristezza riprese il sopravvento. “Albero abusivo mi chiamano!” pensò tra se. “Cosa ho di abusivo? Ospito gli uccelli, sono riposo per chi sosta ai miei piedi, isola di silenti pensieri.”

Decise allora di darsi contegno ma, un tarlo di quella voce “Deve essere abbattuto!” formicava nel suo tronco. Un giorno alcuni bambini, giocando a nascondino, si fermarono sotto di lui e con l’unico sguardo dell’innocenza scorsero la sua tristezza. Gli sguardi s’incontrarono in un gesto d’intesa, ed il sorriso festoso li accomunò. Tutti i giorni parlavano con lui, lo innaffiavano, gli giravano intorno. La resina richiuse lentamente le ferite, le radici ne stabilirono la sua fissa dimora. Ancora oggi abbraccia e accoglie vite di ogni specie e pensa tra se: “pur senza regole, l’amore per la vita non cagiona danno!”.

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