L’URP informa: avviato il progetto WeCare

Napoli – La direzione strategica dell’ASL Napoli2Nord su proposta dell’Unità Operativa Complessa –Integrazione Socio Sanitaria , ha avviato il progetto “We Care”,che prevede azioni per il potenziamento del sistema di 1^ e 2^ accoglienza per la tutela della salute dei richiedenti e titolari di protezione internazionale in condizione di vulnerabilità psico-sanitaria.

In particolare, “WE CARE”, intende soddisfare i seguenti obiettivi specifici: – Sperimentare modelli operativi integrati e sinergici per l’emersione ed il riconoscimento delle situazioni di vulnerabilità con concernenti i richiedenti asilo ed i titolari di protezione internazionale e per la realizzazione di funzionali prese in carico psico-socio- sanitarie individualizzate; -Favorire la costruzione dei processi di autonomia e di integrazione sociale, economica e culturale di richiedenti e titolari di protezione internazionale in condizione di vulnerabilità psico- sanitaria, attraverso la realizzazione di interventi migliorativi, aggiuntivi ed integrativi al supporto dei percorsi terapeutici e riabilitativi individualizzati; – Incrementare le competenze istituzionali e le capacità degli operatori del sistema di accoglienza in tema di individuazione, emersione e trattamento di vulnerabilità psico-sanitarie. Alla luce di quanto suddetto è stato attivato un corso di formazione per gli operatori sanitari e sociali. – Nel primo incontro, tenutosi il 14 marzo, il prof. Roberto Beneduce, psichiatra dell’Università Statale di Torino, ha trattato la tematica clinica ed accoglienza della migrazione: vulnerabilità e sofferenza psichica dei richiedenti asilo, fra rischi di malinteso e sfide diagnostiche. Proposta di un modello etnopsichiatrico.” – Ritengo interessante riportare alcune considerazioni emerse da questo corso di formazione che penso, impongano a tutti noi una serie di riflessione centrata sulle problematiche relazionali che esche scaturiscono nel momento in cui ci avviciniamo o contattiamo persone che non appartengono alla nostra cultura occidentale.

Perché il per il principale problema è proprio questo, noi siamo abituati a rapportarci agli stranieri, servendoci delle nostre categorie mentali, per cui diventa difficile poter stabilire un rapporto tra pari. Già questo è di per sè patologico ed induce nell’altro la cosiddetta ” crisi della presenza”. Si sperimenta dolorosamente una morte civile, un “non esserci”, talmente disumanizzante da indurre la sofferenza.

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