Presentazione boom per Black Mass – L’ultimo gangster

Cinema – Johnny Depp protagonista in Black Mass- L’ultimo Gangster ha registrato un boom di visitatori nelle sale cinematografiche.

Nato e cresciuto a Boston Jimmy Bulger è un criminale di zona, ha una gang, è rispettato e amato dai locali, specialmente da John Connolly, ora diventato agente dell’FBI che con i Bulger (Jimmy e suo fratello Bill, il senatore) è cresciuto. Proprio John Connolly propone a Jimmy di diventare suo informatore, così da poter fare carriera e in cambio gli consentirà di agire indisturbato.

Di nuovo, dunque, la condanna di Scott Cooper è di non riuscire a creare nelle sue storie quel movimento tra epica e grande affresco che desidererebbe, lasciandole arrancare ad un passo dalla meta. Alla fine è più evidente cosa il film non sia. Black mass non è un film radicato a Boston per davvero: la città ne è quasi assente (come del resto Il fuoco della vendetta non riusciva a fare dei suoi scenari peculiari un punto di forza, lasciandoli solo nello sfondo), nè è una parabola coinvolgente (come del resto Crazy Heart non è riuscito a imprimere il suo musicista nell’immaginario collettivo, nonostante un Oscar a Jeff Bridges), vuole somigliare al resto del cinema gangsteristico moderno perchè ne ha la scansione e la struttura ma a più riprese desidera distaccarsene per affermare la propria originalità senza successo. Nonostante racconti più di 20 anni di storia americana non è nemmeno un film a cui preme mostrare il mutamento, l’evoluzione o l’involuzione del paese raccontato, non è la costruzione o distruzione di una comunità il suo campo da gioco.

Tantomeno Black mass è realizzato per essere un intrattenimento di genere: ha l’ambizione di creare intorno a Jimmy Bulger un mondo tra legale, statale e locale che riesca a dire qualcosa di più e la soddisfazione epidermica dello spettatore non gli interessa. Non ci sono dubbi che a Cooper non manchi la determinazione per portare a termine film impeccabili e formalmente raffinati, spesso anche dotati del cast giusto nelle parti giuste, è tuttavia nella scrittura che ogni volta crolla. Nei suoi film lo stile fiero che rifiuta di piegarsi alle regole e alle consuetudini dei generi affrontati non si fa mai ardore registico, non si tramuta mai in un punto di vista realmente radicale. Chi siano davvero i gangster di Black mass non è mai messo a fuoco; che impatto abbiano sulla comunità, quanto il loro stile di vita, le loro idee o il loro senso del branco siano specchio di un’idea più alta, della società in cui vivono o del nostro tempo, non pare essere suo interesse; se le loro azioni siano una versione più onesta e meno ipocrita della politica occidentale nemmeno è il punto di questo film che racconta tanto e con molta chiarezza ma mai ha la capacità di imporre al proprio stile un’idea di mondo.

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