Il teatro atellano e le sue fabulae, prototipo della Commedia dell’Arte

Campania – Quando si parla o si scrive dei tre paesi atellani, Sant’Arpino, Succivo e Orta di Atella, immancabilmente si citano l’antica città Osca e le sue fabulae. E mai come in questo caso è d’obbligo farlo, infatti è una delle poche volte che le istituzioni coordinano i loro interventi per portare avanti un progetto comune, il teatro Atellano.

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Il tema del teatro nella scuola, con le sue positive implicazioni pedagogiche, si pone l’obiettivo di riportare alla luce le antiche e gloriose rappresentazioni in maschera della civiltà Osca, attualizzate e reimpiantate nella realtà odierna. Qualunque libro di storia del teatro, o di storia della letteratura latina, apre con il capitolo dedicato al teatro italico pre Roma, con le satire, fescennini e fabulae.Di questi tre generi teatrali, di gran lunga più importanti furono le fabulae atellane. 

Gli autori furono Pomponio, Mummio ed Aprissio. Purtroppo di questi autori non ci restano in tutto che 320 versi, compresi quelli di incerto autore, riportati dai grammatici per alcune particolarità linguistiche.

In ogni commedia e mai insieme, comparivano delle maschere fisse: Buccus (il fanfarone), Pappus (il vecchio stupido), Chichirro (maschera teriomorfa che ricorda un gallo) e Maccus (il mangione sciocco), quest’ ultimo ritenuto da molti storici l’antenato del nostro Pulcinella. L’erede dotto delle Atellanae fu Marzio Plauto, autore di commedie dello stesso titolo e dello stesso argomento delle fabulae e per sua stessa ammissione, una delle tre anime tra quella latina, greca e osca, era proprio quella osca. 

 Queste antichissime rappresentazioni furono il prototipo del teatro di strada medioevale, delle commedie rinascimentali e della Commedia dell’Arte, ispirando inoltre, la scrittura  delle opere napoletane di Scarpetta e di De Filippo, autentici capolavori del teatro contemporaneo. Nella ricerca delle proprie radici culturali, la scuola dovrebbe avere un ruolo ancora più  importante nel predisporre all’interno dei suoi percorsi formativi, un indirizzo di studi specifico, oltre ad un laboratorio permanente di teatro.

 Un’ istituzione aperta al territorio e a tutte le esigenze che vengano dall’ambiente, affinché l’offerta formativa vada nella direzione della richiesta e delle aspettative e ciò è possibile soprattutto se le scuole che vivono su un territorio pregno di storia e tradizioni come il nostro,  riescono ad unirsi per raggiungere un obiettivo comune. 

Ciò è stato già realizzato con successo nel territorio campano, dal Liceo Classico Statale Vittorio Imbriani di Pomigliano D’Arco, che parallelamente all’indirizzo Classico tradizionale, già da alcuni anni, ne ha affiancato un altro Teatrale. 

Per una scuola veramente efficiente, specialmente adesso, nell’era dei grandi processi di trasformazione che stanno investendo ed investiranno prossimamente tutto il panorama dell’Istruzione del nostro Paese,  si dovrebbero moltiplicare queste interessanti iniziative, al fine di rafforzare attraverso tutti gli strumenti disponibili, quella che dovrebbe essere una materia determinante in ogni istituto di ordine e grado, per la formazione culturale ed artistica degli allievi.

 Il teatro in tutti i paesi europei, è una disciplina formativa efficiente fin dalla scuola dell’infanzia. Non dimentichiamo che le fondamenta del teatro, partendo dall’antica Grecia, sono state la danza, la mimica, il movimento ritmico. L’insieme di tutti quei linguaggi del corpo che costituiscono la sua dimensione primaria. Occuparsi proprio di questo argomento, significa fare un viaggio nel mondo dei nostri avi, cominciando proprio dalle origini, attraverso le molteplici forme espressive che esso ci ha donato nel corso dei secoli.Esso, infatti, è un ambiente ricco di stimoli e trova profonde motivazioni ed ampie possibilità di sviluppo, in un variegato contesto di attività artistiche. 

Il Premio Nobel Dario Fo, figura di altissimo profilo del panorama culturale italiano, sosteneva che:  “il teatro è il luogo in cui si profila il nuovo artista delle scene: intellettuale e artigiano, attore, drammaturgo, regista. Il teatro esiste e si mostra nella sua marginale condizione di luogo a – parte, che protegge e promuove le più ardite sperimentazioni tecniche, che sono sempre, nei casi migliori, accompagnate da una ribellione culturale”.

Queste esperienze sarebbero preziosissime soprattutto per i giovani, come mezzo di esternazione dei propri stati d’animo, dei propri sogni, ma anche per narrare attraverso le rappresentazioni, le vicende immaginate o addirittura vissute.