La Croce dei Cariati risorge: il simbolo dei Quartieri Spagnoli restaurato dagli Scugnizzi a Vela torna alla sua gente

Napoli – È tornata a casa, tra le mura cariche di storia della Chiesa di Santa Maria del Carmine alla Concordia, la Croce dei Cariati, simbolo popolare di fede e speranza dei Quartieri Spagnoli. Un ritorno che è molto più di una semplice ricollocazione: è un gesto collettivo di rinascita, spirituale e civile, realizzato da una comunità che ha saputo unire memoria, resilienza e rigenerazione sociale.

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Eretta per la prima volta nel 1836, in risposta al colera che seminò morte e paura a Napoli, la croce fu concepita come segno di ringraziamento e protezione divina, un faro spirituale rivolto non verso il mare – come consuetudine – ma verso la collina, quasi a salutare i viandanti del Vomero che scendevano verso il cuore pulsante della città. Da allora, la Croce dei Cariati è divenuta un talismano laico e sacro, incastonata nell’anima popolare della città, punto di riferimento per generazioni.

Crollata nel 2023 a causa di una violenta tempesta di vento, è stata affidata alla cura amorevole degli “Scugnizzi a Vela”, che con strumenti, mani ruvide e cuori forti, ne hanno guidato il restauro in un cantiere di rinascita umana prima ancora che artistica.

Gli Scugnizzi a Vela, noti per il loro impegno nell’integrazione e nella formazione di giovani e adulti a rischio, hanno coinvolto nel restauro ragazzi dell’area penale campana, detenuti in misura alternativa, utenti dei servizi sociali e della salute mentale, e volontari della Marina Militare. Uomini e donne di ogni provenienza, età e credo hanno unito le forze in una comunità temporanea, solidale e operosa.

«Abbiamo eliminato la marcescenza, scrostato vernici, riportato alla luce il legno del 1836. Abbiamo fatto riemergere l’anima della croce, e forse anche la nostra», racconta Stefano Lanfranco, presidente degli Scugnizzi a Vela.

Tra i protagonisti: Alberto, Ernest, Genny, Hashraf, Joseph, Lyoni, Nicola e Sabatino, nomi che oggi parlano di impegno, riscatto e bellezza. L’intervento, guidato dall’architetto Michele Matino, è stato possibile grazie al sostegno di Fondazione Grimaldi, UniCredit, Fondazione Roma, e alla partecipazione attiva della Lega Navale Italiana – Delegazione di San Giovanni a Teduccio.

La croce restaurata è stata presentata alla comunità in un incontro che ha visto la presenza di autorità religiose, civili e militari, tra cui l’Assessore Chiara Marciani, la Presidente del Tribunale dei Minori Paola Brunese, la Procuratrice Patrizia Imperato, e il Comandante della Marina Militare Fabio Danese.

«Il restauro non è stato solo un intervento materiale. È stato un gesto civico, spirituale, educativo. È la prova che quando Napoli si unisce, sa fare miracoli», ha detto Luigi Carbone, consigliere comunale e promotore dell’iniziativa.

L’intervento ha avuto il merito di creare una “rete di cura” e non solo un’operazione di restauro: coinvolgendo parrocchie, municipalità, istituzioni giudiziarie, associazionismo e mondo imprenditoriale. Una vera e propria chiamata alle armi… della solidarietà.

«Cristiani, musulmani, giovani in cerca di equilibrio, detenuti in messa alla prova… tutti uniti come un vero equipaggio», ha ribadito con emozione Lanfranco. «Il crollo del crocifisso nel 2023 è stato un segnale. Un monito. In un momento critico per i nostri ragazzi, era tempo di rimettere in piedi ciò che simboleggia protezione e rinascita».

Il progetto “Scugnizzi a Vela” è un laboratorio vivo di mestieri e speranze, nato nel cuore del Quartier Generale della Marina Militare. Qui, ogni anno, ragazzi provenienti da contesti difficili imparano a restaurare antiche imbarcazioni, a navigare il mare ma soprattutto se stessi.

Negli ultimi dodici mesi, quattro giovani sono stati assunti da imprese etiche del Porto di Napoli, chiudendo il cerchio virtuoso dell’inclusione. Il laboratorio, da quasi vent’anni, rappresenta un esempio concreto di come la cultura marinaresca possa trasformarsi in motore di reinserimento sociale.

Ora, venerdì 18 aprile, la Croce tornerà sul suo storico basamento, nel punto in cui per secoli ha vegliato sui Quartieri Spagnoli. Torna non solo come reliquia restaurata, ma come simbolo di una comunità che non si rassegna al degrado né all’indifferenza.

In un’epoca che spesso frantuma, questa è la storia di chi unisce. Di chi crede che la bellezza si possa riparare, e che la spiritualità – quando è condivisa – sia ancora capace di guarire i quartieri e il cuore degli uomini.