Campania – Il 27 maggio del 1965, a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, si spense Antonio Ligabue. Fu una figura sicuramente controversa del panorama artistico del Novecento. Nacque a Zurigo il 18 dicembre del 1899 e fu adottato da una umile famiglia emiliana, prendendo il nome anagrafico di Antonio Laccabue.
La sua formazione artistica fu da autodidatta, ma nonostante fosse privo delle più elementari conoscenze accademiche, oggi è considerato uno dei più importanti pittori e scultori del XX secolo. È stato precursore ed interprete raffinato dell’ arte Naif ed ha saputo, “a suo modo”, restituirci una visione semplice e genuina della vita. Le sue opere lasciano trasparire un mondo rurale; una dimensione in cui il tempo sembra scorrere quasi a rallentatore.
Antonio Ligabue ebbe un’ infanzia difficile; di costituzione cagionevole, fin da ragazzo dovette combattere con una forma di rachitismo che ne compromise inevitabilmente la crescita. A questo si aggiunsero, nel corso degli anni, disturbi di natura psichica che ne segnarono profondamente la personalità. Egli, infatti, alternava momenti di grande euforia, con periodi di grave depressione ed irascibilità. Fu sicuramente una figura complessa ed imprevedibile, ma allo stesso tempo molto sensibile ai temi della natura e soprattutto degli animali. I soggetti delle sue opere (oltre mille dipinti, duecento disegni e diverse sculture) infatti, sono aquile, tigri maestose, leopardi che cacciano scimmie, galli che combattono, leoni e cavalli al pascolo.
La cittadina emiliana di Gualtieri, dove visse per molto tempo, gli ha dedicato un Museo allestito nelle splendide sale di Palazzo Bentivoglio. La terra d’adozione, per celebrare il suo “genio folle” lo ha ricordato anche attraverso la musica. Augusto Daolio (1947-1992), voce solista e fondatore dei
Nomadi, gli dedicò una canzone intitolata “Dammi un bacio”, presente nell’album “Gente come noi”, del 1991. Anche il cinema e la televisione, nel corso degli anni, gli hanno dedicato importanti tributi: nel 1977, il regista Salvatore Nocita, realizzò per la Rai insieme al grande sceneggiatore Cesare Zavattini, un film documentario sulla vita e sull’ arte di Antonio Ligabue.
Il vero capolavoro, però, arrivò del 2020 con il film “ Volevo nascondermi” diretto da Giorgio Diritti, con la magistrale interpretazione di Elio Germano nei panni del pittore.
Ligabue è stato per l’arte quel binomio possibile tra follia e creatività. Ha dipinto le espressioni della sua anima inquieta, del suo spirito libero e ribelle. Ci ha raccontato il mondo a forti tinte, così come lo vedevano i suoi occhi e come, a volte, una mente umana malata fa’, al di là di ogni spiegazione scientifica.