Cesa – La giunta comunale del sindaco Enzo Guida ha deciso di intitolare la biblioteca comunale alla figura dello storico e poeta locale Francesco De Michele.
La decisione è stata assunta in previsione del trasferimento della struttura presso la sala polivalente.
In questi giorni, infatti, è in corso il trasferimento del patrimonio librario. La biblioteca, dunque, sarà intitolata a De Michele, figura locale di storico, scrittore e poeta. De Michele nacque a Cesa il 7 gennaio 1911 da Alfonso De Michele e Maria Cristina D’Ettore.
Il padre, medico e filantropo, lo educò all’amore per la storia e, nella ricca biblioteca paterna, il giovane mosse i primi passi di storico. Conseguì la maturità classica e quella magistrale e riuscì ad ottenere un incarico di supplenza solo dopo la caduta del fascismo come danneggiato politico, essendo un acceso antifascista. Nel 1972 conseguì, per amore e continuità di studio, la laurea in Filosofia presso l’Università di Napoli “Federico II”. I suoi talenti, però, erano già stati riconosciuti venti anni prima dalla Université Latine di Parigi che gli aveva conferito a laurea in Lettere honoris causa.
Diede un contributo eccellente agli studi di Storia Patria, facendosi convinto assertore dell’insegnamento di Bartolomeo Capasso e Benedetto Croce che, nel 1876 insieme a Giuseppe De Blasis, Camillo Minieri Riccio e altri, fondavano la Società Napoletana di Storia Patria. Nel 1939 Francesco De Michele pubblicò “Abbozzo storico su Cesa” che, per la quantità del materiale documentario raccolto e la precisione delle note, è da considerarsi un fiore all’occhiello della letteratura storica locale di primo ‘900.
Tra le monografie ricordiamo: “Cesa e Gricignano”, “Cesa dei nostri nonni”, “Cesa, Storia, tradizioni, immagini”. Le biografie riguardano invece: Francesco Bagno, Domenico Di Fiore, Antonio Malvasio, Giustino Marini, Alfonso De Michele, Francesco Verde, Mallonia d’Atella, Pietro Marso, Domenico De Tilla e altri. In particolare approfondì le figure di Bagno, Di Fiore e Malvasio, esponenti della Rivoluzione Napoletana del 1799.
La storia del Regno di Napoli e le vicende della Repubblica Napoletana costituirono per lui materia di studio fino alla fine della sua esistenza. Il romanzo autobiografico “Severo Melton nel 1943” è considerato il suo capolavoro in cui è narrata una vicenda amorosa incorniciata da una sequenza di riferimenti storici.
In quest’opera l’autore preferì firmarsi Francesco Gori Bruno; il padre aveva scelto per lui tale nome per onorare la memoria dello spagnolo Francisco Ferrer, Pietro Gori e Giordano Bruno. Tra il 1949 e il 1959 scrisse due opuscoletti: uno di carattere filosofico, “Dialogo sull’immortalità della fama”, l’altro di argomento politico, “La fede socialista di Edmondo De Amicis”, mentre nel 1990, con “Massime e Sentenze”, lo scrittore invitava i lettori alla riflessione per raggiungere arrivare ad un miglioramento etico.
L’ultima soddisfazione letteraria arrivò poco prima della sua morte, dall’amicizia disinteressata dell’artista Re Felice, il quale concorse alla pubblicazione dei “Bozzetti di vita militare” dello scrittore, che attendevano la stampa insieme ad altri lavori inediti, curandone la copertina e le illustrazioni interne.
Morì a Cesa il 13 dicembre 1997.