Caserta – Nel corso di due secoli e mezzo dalla posa della prima pietra, il meraviglioso Palazzo Reale di Caserta è stato testimone di avvenimenti che hanno caratterizzato le varie epoche.
Molti furono i personaggi illustri, i poeti e gli artisti che soggiornarono nelle sue stanze, attraversando le verdi geometrie del suo parco, tra alberi che sembrano sculture e fontane che incantano con i loro scenografici giochi d’ acqua. Ma il Palazzo, non fu tale solo per il progetto di Luigi Vanvitelli, il più grande architetto del Rococò, ma anche per le storie che in esso nacquero e vi si svolsero. Nel Settembre 1843 vi aveva soggiornato Giuseppe Garibaldi, dove si sposò. Nel 1859 vi morì Ferdinando II. Nel Settembre 1943, la Reggia Borbonica divenne il quartier generale alleato per il Mediterraneo. Nell’ Aprile del 1945 vi fu firmata la resa delle truppe tedesche in Italia. Queste sono le date degli avvenimenti ed i nomi più conosciuti che furono legati al Palazzo, ma i suoi ricordi più toccanti sono sicuramente quelli dell’ immortale letterato tedesco, Johann Wolfgang Goethe, nelle sue “Lettere da Napoli”.
Dalla traduzione di Giustino Fortunato, il filosofo tedesco così scriveva di Caserta e della meravigliosa residenza reale: “ Caserta, Mercoledì 14 Marzo 1787, il Palazzo ( reale ) un Escuriale quadrangolare con più cortili, davvero reale. Il mio è d’ una bellezza straordinaria, nella più fertile pianura del mondo. I giardini si distendono fino ai monti. Un acquedotto vi porta un vero fiume per irrigare il Palazzo e i dintorni e tutta questa massa d’ acqua, può essere gittata su rocce, artisticamente disposte, così da formare una magnifica cascata. I giardini sono belli e armonizzano a meraviglia con una contrada, che è tutta quanta un giardino. Il Palazzo, veramente reale, m’ è parso poco animato”.
“Caserta, Giovedì 15 Marzo 1787, Qui è un paradiso, ognuno vive una specie d’ ebbrezza e d’ oblio di sé medesimo. Avviene così pure a me: appena mi riconosco, di già mi credo tutt’ altro uomo. Ieri mi dicevo “O tu sei stato fin oggi un folle, o lo sei ora”. Bisogna venire in questo Paese per apprendere cosa sia la vegetazione e come si coltivi il terreno.
Intorno a Caserta è una vasta pianura: i campi sono così vicini gli uni agli altri e con tutta cura coltivati, come le aiuole di un giardino. Il tutto è ordinato da pioppi, su cui s’ abbarbica la vite e malgrado tanta ombra, il suolo produce pure i migliori cereali. Che sarà mai quando la primavera comincerà davvero?”.
“Caserta, Venerdì 16 Marzo 1787, Qui si oblia se stesso e il mondo. Il cavaliere Hamilton, che è sempre ambasciatore d’ Inghilterra, dopo un così lungo studio sulla natura, ha raggiunto tutte le gioie naturali ed artistiche, in una giovane inglese che ha presso di sé. Ciò che mille artisti sarebbero felici d’ eseguire, lo si vede da lei…”.
Questi sono solo alcuni scritti tratti dalle lettere di “Viaggio in Italia” di Johann Wolfgang Goethe, uno dei tanti visitatori illustri, sbalorditi dalla bellezza delle nostre terre, ma soprattutto dall’incantevole Reggia Vanvitelliana, considerata uno dei Beni Culturali più visitati al mondo. Alla sua costruzione, voluta principalmente dalla regina Maria Amalia di Sassonia, parteciparono il francese Biancour e il botanico inglese John Andew Graefer.
Il primo, vasca dopo vasca, albero dopo albero, secondo i disegni del Vanvitelli, realizzò uno dei giardini all’italiana più belli del Mondo. In opposizione al formalismo geometrico e scenografico di questo, qualche anno dopo, sempre per volere della regina, nacque il romantico Giardino Inglese, in cui Graefer fece piantare alberi provenienti da ogni parte del Mondo, ed in cui ancora vive, tra cedri del Libano, platani, cipressi e piante rare, il primo albero di camelie importato in Europa dal Giappone. I suoi rami, come statue animate dal vento e la bellezza dei suoi fiori, ispirarono Alexander Dumas figlio, nel 1848, alla stesura del suo celeberrimo romanzo “La Signora delle Camelie”.