Napoli – La storia di Maria Iavarone, una giovane di 21 anni di Napoli, mette in luce le conseguenze devastanti di una diagnosi errata. Trattata inizialmente per vasculite, Maria ha scoperto solo dopo un lungo calvario di essere affetta da meningite, una condizione potenzialmente letale che ha messo a rischio la sua vita. A causa della tardiva diagnosi, ha subito gravi danni fisici, inclusa l’amputazione di due dita.
Tutto inizia la notte tra il 12 e il 13 febbraio 2018, quando Maria si presenta all’ospedale Moscati di Aversa con febbre altissima, dolori intensi e lividi su braccia e gomiti. Nonostante la gravità della situazione, gli infermieri le chiedono di aspettare, sottovalutando i suoi sintomi. Dopo una prima diagnosi di vasculite, la sua condizione peggiora, portando i medici a trasferirla all’ospedale Cardarelli di Napoli.
Una volta giunta al Cardarelli, i medici finalmente riconoscono la gravità della situazione e diagnosticano meningite. Maria viene trasferita all’ospedale Cotugno, specializzato in malattie infettive, dove inizia un lungo e difficile periodo di ricovero. La giovane trascorre otto giorni in terapia intensiva, combattendo per la sua vita.
La battaglia di Maria non è solo una questione di salute: ha subito amputazioni e ha perso tessuti delle gambe, cambiando radicalmente la sua vita. “Mi hanno amputato il mignolo della mano sinistra e il medio della mano destra. La mia vita è cambiata per sempre e io non sono e non sarò più la stessa”, afferma con dolore.
Dopo essersi ripresa, Maria ha deciso di intraprendere un’azione legale contro l’ASL di Caserta, la causa ha portato alla condanna dell’ASL, che ha riconosciuto le gravi negligenze che hanno portato a una diagnosi errata. Maria ha ricevuto un risarcimento di 80.000 euro per danni fisici, morali, estetici e biologici, un passo importante nella sua lotta per la giustizia.