Il mondo intero ha gli occhi puntati sul famoso comignolo, attendendo il fenomeno delle fumate. Ma a livello chimico, cosa succede? Le schede sono normalmente di carta, quindi composte principalmente da cellulosa. Bruciare carta genera fumo, ma di solito non è né nero né bianco in modo evidente.
Prima del 2005, le fumate erano ottenute in modo meno preciso, creando molta confusione tra i fedeli. In una sola stufa in ghisa, in base al colore da ottenere, venivano mescolati diversi materiali alle schede da bruciare: per la fumata nera, venivano utilizzati materiali umidi, pece o catrame, talvolta gomma o plastiche leggere, che generavano particolato carbonioso; per la fumata bianca, si tendeva a bruciare solo le schede, talvolta con carta secca, senza additivi.
Ma, essendo solo carta, il fumo risultava grigiastro e non hanno generato poca confusione: la più recente fumata bianca, quella del 1978, anno di elezione di Giovanni Paolo I, non fu compresa subito proprio per il colore del fumo!
Nel 2005, Papa Benedetto XVI decise di cambiare questo sistema, utilizzato ancora oggi: alla stufa tradizionale in ghisa, utilizzata per bruciare le schede, viene aggiunta una seconda stufa elettronica, dedicata al colore del fumo, prodotto da miscele chimiche: per la fumata nera, viene utilizzato perclorato di potassio, antracene e zolfo, in modo da ottenere un fumo denso, nero e maleodorante, visibile anche a distanza; per la fumata bianca, vengono utilizzati il lattosio, zucchero che bruciando produce fumo chiaro, un ossidante come clorato di potassio e pino resinato che produce fumo bianco. La reazione chimica va a produrre particelle molto fini che riflettendo la luce appaiono bianche.