Campania – Con l’apertura dell’ Anno Giubilare, sarebbe impossibile non ricordare i capolavori Vaticani di Gian Lorenzo Bernini. Le sue Opere, insieme a quelle di Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti, sono la testimonianza dello straordinario ed inesauribile patrimonio artistico che possiede il nostro Paese.
L’Artista nacque a Napoli nel 1598, fu architetto, pittore, scultore e scenografo. Si trasferì a Roma intorno al 1605 con il padre Pietro, anch’egli scultore e pittore di grande fama. Anche un fratello minore di nome Luigi, fu scultore ed architetto e i tre, in qualche occasione, ebbero anche modo di collaborare tra loro. Il Bernini a Roma realizzò grandi capolavori anche come pittore: vanno ricordati il ritratto di Urbano VIII, svariati autoritratti, alcuni dei quali, oggi, a Galleria Borghese e circa un centinaio di altre opere pittoriche, purtroppo andate perdute.
Per la scultura, realizzò opere di straordinaria bellezza, come il “Ratto di Proserpina”, il “David”, “l’Estasi di Santa Teresa”, “Apollo e Dafne” (dittico marmoreo ispirato alle Metamorfosi di Ovidio) ed un’infinita serie di ritratti ed alcuni sepolcri. Infine per l’architettura, opere titaniche come l’immenso Colonnato di Piazza San Pietro, la Cattedra e il Baldacchino, sempre a San Pietro in Vaticano. Per la riqualificazione della grande Piazza, anche il Maderno e Michelangelo presentarono in precedenza alcuni progetti, che però non furono mai realizzati.
Essa fu riprogettata quasi totalmente dal Bernini, nonostante i vincoli che il Papa Alessandro VII gli aveva imposto ed oggi, è considerata il più alto esempio di architettura scenografica in Europa. Il maestoso colonnato di ordine dorico, racchiude un ampio spazio ovale che per la spettacolare prospettiva centrale utilizzata, lo fa sembrare ancora più grande agli occhi dell’osservatore. La riqualificazione del Bernini, ha reso San Pietro in Vaticano uno dei siti più conosciuti e visitati al mondo. Infatti, ogni anno, milioni di pellegrini e di visitatori attraversano questi luoghi che hanno visto succedersi nei secoli, papi, guerre, carestie, inquisizioni, riforme, controriforme e tutti i maggiori avvenimenti della Storia d’Italia. Alla opere di architettura, vanno aggiunte anche le chiese di Sant’ Andrea a Castel Gandolfo e di Ariccia.
Gian Lorenzo Bernini fu sicuramente il maggiore esponente di quel movimento artistico totale che va sotto il nome di Barocco, rivalutato, purtroppo, solo nel secolo scorso. Infatti, gli artisti neoclassici diedero a questo termine un senso non elogiativo e questo ci viene confermato dall’interpretazione filologica della parola. Alcuni lo fanno derivare dal termine ispano-portoghese “Barrueca”, indicante una perla irregolare e scabra. Altri si rifanno al nome “Baroco”, dalla logica del Medioevo che indicava qualsiasi cosa o argomento stravagante.
La più giusta e ampia visione del Barocco, però, la ebbe Heinrich Wolfflin, che vide questo movimento artistico propagarsi in tutta Europa ed in America Latina, non come forma dispregiativa di rappresentazione, ma come modo diverso di vedere rispetto a quella classica e rinascimentale di cui era l’antitesi.I committenti per eccellenza di Gian Lorenzo Bernini furono i cardinali di casa Borghese, nella cui Villa, oggi, sono raccolte le opere più significative dell’artista, provenienti da tutto il mondo. Il cardinale Camillo Borghese, senese, diplomatico Vaticano, vicario di Roma e inquisitore, era stato eletto Papa nel 1605, dopo un burrascoso Conclave con il nome di Paolo V. Egli mostrò subito la sua natura di conservatore, con l’immediata applicazione dei Decreti Tridentini, la nascita di nuovi ordini religiosi, lo sviluppo delle missioni nel mondo ed il conferimento di privilegi a Teatini, Barnabiti, Gesuiti e Cappuccini.
Fu anche l’artefice di sanguinosi scontri con la Repubblica di Venezia. Amò molto l’arte, il lusso e soprattutto i parenti, tanto che suo nipote Scipione Caffarelli a soli 26 anni ricevette in dono il suo cappello cardinalizio, il cognome e lo stemma dei Borghese. Un modo di investire il denaro fu quello di collezionare grandi opere d’arte e tesori simili, molti dei quali sistemati a Villa Borghese fuori Porta del Popolo, sul Pincio e fatta costruire dal cardinale Scipione che per la sua munificenza fu soprannominato: “la delizia di Roma” .