Iniziato il processo per la morte di Manuel Saccoman, la madre: “Non ci fermeremo finché non avremo giustizia”

Primo Piano – «Mio figlio non me lo riporta più indietro nessuno, tutti i suoi progetti sono finiti ed io con lui». Sono le dolorose parole di Piera Girot, la mamma di Manuel Saccoman, il giovane che il 10 aprile 2019 perse la vita in uno scontro con un’auto in via Truchetti a Forno Canavese, in provincia di Torino. Due anni dopo, è finalmente iniziato il processo per questa terribile tragedia e l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV è stata ammessa tra le parti civili. Finalmente la famiglia può cominciare a sperare nella giustizia.

«Manuel è sempre stato un ragazzo molto solare – racconta la madre – amava la vita. Era un grande lavoratore, iniziò a lavorare a 17 anni, prima come muratore, poi in fabbrica. Eravamo felici, non avremmo mai pensato che una tragedia ci avrebbe rovinato la vita, portandosi via quella di mio figlio. Quel mattino Manuel uscì in moto per fare una ricarica al cellulare nel paese vicino. Verso mezzogiorno, mia figlia mi chiamò dicendomi che Manuel aveva avuto un incidente e che lo stavano rianimando. Uscii di corsa, pregavo Dio che non morisse. Dopo cinque minuti mi chiamò il mio ex marito, lui arrivò prima sul luogo dell’incidente, mi disse che nostro figlio non c’era più. Io non so come feci ad arrivare su quel maledetto posto, urlai per tutto il tragitto. Quando arrivai, mio figlio era disteso sull’asfalto coperto da un telo bianco. Li finì la sua vita e anche la mia».

L’udienza per l’ammissione delle parti civili si è svolta a Ivrea. A difendere la famiglia Saccoman è l’avvocato Davide Tirozzi, convenzionato dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV e familiari, che ha espresso soddisfazione per l’ammissione tra le parti civili. «Sono state ammesse la madre di Manuel, Piera Girot e la sorella Jessica Saccoman – ha dichiarato Tirozzi – è stata ammessa anche l’Associazione familiari vittime della strada, che come sempre è intervenuta sostenendo psicologicamente e concretamente delle vittime. Ancora una volta, l’associazione è in prima linea, pronta a combattere per le vittime e far trionfare la giustizia su questi argomenti. L’udienza è stata rinviata al 16 marzo prossimo. Ritengo che per quella data il giudice ci consentirà la citazione del responsabile civile».

Si attendono ora gli sviluppi nei prossimi mesi. La mamma di Manuel si è detta fiduciosa e «pronta a combattere. Siamo in buone mani, ringrazio l’avvocato Tirozzi, Biagio Ciaramella, vicepresidente dell’Associazione vittime della strada e la moglie, Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio. Sono persone molto disponibili, pronte ad ascoltarmi e a darmi un po’ di conforto, quello che mi serve dopo l’incidente. Avrò sempre impresse nei miei occhi le scene di quel tragico giorno, chi causò l’incidente disse a mio marito che mentre svoltava a sinistra, abbagliata dal sole non vide mio figlio arrivare dalla parte opposta, ci chiese perdono, lei e anche il padre. Io dissi che certamente la perdonavamo. Naturalmente – conclude mamma Piera – si doveva assumere le sue responsabilità, dichiarare ciò che era successo, anche lei si sarebbe liberata la coscienza. Non so ancora oggi come faccia alla sera ad andare a dormire, con un peso del genere. Chiedevo solo un po’ di umiltà per mio figlio. Cosa che non successe. Allora vuoi la guerra e guerra sia. Oggi abbiamo un nuovo avvocato una brava persona e so che farà il possibile per dare a Manuel un minimo di giustizia, quella che da tempo doveva già avere. Io lotterò fino alla fine».

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E non sarà sola la mamma di Manuel, come ha ribadito Alberto Pallotti, presidente dell’Aufv, Associazione unitaria familiari e vittime Odv, che riunisce tre associazioni: l’Associazione familiari vittime della strada, l’Associazione Unitaria Familiari e Vittime e dell’A.M.C.V.S e l’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV. «Siamo affianco alla famiglia colpita da questa grave tragedia – ha detto Pallotti – vediamo il loro conforto nell’averci vicino e questo ci basta e giustifica la nostra azione. L’ammissione tra le parti civili è una grande soddisfazione, è l’ennesimo riconoscimento per la nostra associazione. Giustizia sia fatta, per una volta».