Kasy riscrive il mito con la voce dell’anima

“Tu Qua (Euridice)” è il passo più audace di Kasy: una ballata spoglia e potente, che affonda le radici nel mito per parlare di oggi. Nessuna retorica, solo una domanda che lacera: che senso ha ritrovare chi ami, se è troppo tardi? Il brano non risponde, non consola: vibra. È una ferita aperta che pulsa ancora.

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La voce di Kasy si muove tra silenzi e sussurri, accompagnata da una trama minimale di chitarra e voci campionate. All’improvviso, una parentesi drill rompe il ritmo, senza tradirlo: è uno squarcio, un respiro violento che amplifica l’intensità. Ogni scelta è calibrata, ogni suono ha peso. C’è dolcezza, ma mai indulgenza.

Il testo non cerca di spiegare: si lascia attraversare. È intimo, tagliente, disarmato. L’amore, qui, non salva: osserva da lontano e condanna. È un addio che arriva tardi, ma arriva.

La produzione, firmata da Kasy e KeyNoise, è nitida e profonda. Il mastering internazionale curato da Dear Embr a Los Angeles dà respiro e precisione a ogni dettaglio. È musica che non urla, ma resta.

Kasy — al secolo Andrea Casini, 24 anni, originario di Castellarano — è un artista che rifiuta scorciatoie. Cresciuto con la musica nel sangue, compone per necessità espressiva, non per compiacere. La sua scrittura è sincera, la sua voce è casa.

“Tu Qua (Euridice)” non cerca l’attenzione. La merita. E ci ricorda che la musica più vera non si impone: si insinua e non se ne va.