Campania – Tora e Piccilli è un piccolo comune della provincia di Caserta, all’interno del Parco Regionale di Roccamonfina, poco distante dalla foce del fiume Garigliano che divide La Campania dal Lazio. Potrebbe essere considerato superficialmente uno dei 104 comuni di quella che un tempo fu l’operosa Terra di Lavoro, se non fosse per una delle più importanti scoperte archeologiche fatte nel suo territorio: le impronte del diavolo. Delle orme umane, ben 56, risalenti a circa 350.000 anni fa ed attribuite all’Homo heidelbergensis.
Nel corso dei secoli, le superstizioni popolari degli abitanti del luogo ed anche di quelli vicini, le hanno attribuite al diavolo, poiché nell’immaginario collettivo del mondo popolare, solo un demone sarebbe stato capace di camminare sulla lava vulcanica ardente.
In effetti, l’importante scoperta fatta nel 2003 dal paleontologo Paolo Mietto, docente dell’Università degli Studi di Padova, ha rivelato che le impronte fossili rinvenute, con altissima probabilità, erano state lasciate da alcuni ominidi su un sentiero di fango vulcanico ancora caldo. Queste testimonianze, dopo quelle rinvenute nel 2013 nel Regno Unito, precisamente ad Happisburg, sono le più antiche del continente europeo, Per comprendere la loro precisa collocazione cronologica, bisogna fare un salto indietro nel tempo fino al Paleolitico. Parliamo, infatti, di orme lasciate da un ominide conosciuto nella letteratura scientifica, come homo Sapiens arcaico, poiché la sua comparsa sulla terra risale al periodo compreso fra i 600.000 e i 100.000 anni fa.
Questi ominidi, erano molto simili come dimensioni corporee all’Homo Sapiens e ciò lo si è potuto constatare anche dagli studi molto approfonditi, effettuati sulle impronte dei piedi e delle mani lasciate a Tora e Piccilli. Le orme, infatti, confrontate con la corporatura dell’uomo attuale, corrispondono ad un piede compreso tra il numero 36 e 37.
Alcuni resti fossili come questi, forse i più antichi mai ritrovati, furono scoperti anche in Germania nei pressi della città di Heidelberg. L’ottimo stato di conservazione, dovuto probabilmente alle correnti d’aria che asciugarono i sedimenti vulcanici, hanno permesso un ottimo processo di fossilizzazione.
La località in cui si trovano, fa parte di un grande vulcano formatosi nel Pleistocene, oggi inattivo. Il sito archeologico si trova sul versante nordorientale nei pressi di Roccamonfina, conosciuta per le sue terme e per i suoi vasti e rigogliosi castagneti.
Nel 1993 fu istituito un Parco Regionale per tutelare le ricchezze del territorio compreso tra i comuni di Sessa Aurunca, Teano, Marzano Appio, Conca della Campania, Tora e Piccilli e Monte Santa Croce. L’area di circa 8750 ettari oggi è tutelata dallo Stato, come le tante biodiversità in esso presenti.
Nel corso dei secoli, molte sono state le leggende alimentate dalla fantasia degli abitanti, rispetto alle impronte impresse negli strati di lava pietrificata. Per comprenderne meglio il significato, bisogna necessariamente analizzare quel mondo rurale, fatto di piccola economia e di antiche credenze popolari, in cui anche la più banale spiegazione scientifica veniva interpretata come un fenomeno magico – religioso. Ed è proprio questa capacità di accedere alla natura senza il ricorso alla scienza, che ha reso famose le impronte di Tora e Piccilli come le “ciampate d’o riàvulo”.
D’altronde, la storia ci insegna che nel corso dei secoli, la spiegazione scientifica dei fenomeni naturali è stata quasi sempre considerata eresia, raggiungendo il culmine nel Medioevo. La chiesa e non solo, fino alla fine del XVIII secolo ha considerato la scienza un’alchimia. Vittime illustri di queste persecuzioni, furono famosi scienziati, filosofi, letterati o più semplicemente uomini e donne che contrapponevano il loro pensiero positivista ai dogmi della chiesa ed ai “principi” dettati dalla società del tempo.