Campania – Marco Zanuso faceva parte della prima generazione del design italiano, essendosi formato negli anni del dibattito sul movimento moderno e sull’architettura Razionalista di Giuseppe Terragni. Una grande lezione e un formidabile stimolo per dei giovani laureati in architettura, negli anni della seconda Guerra Mondiale.
Nato a Milano nel 1916 si laureò in architettura nel ‘39 al Politecnico, iniziando la sua attività come architetto urbanista, ma fu sempre affascinato dal disegno industriale, quella nuova declinazione dell’architettura, che poi, di lì a poco, diventò una disciplina indipendente. Vincitore del Compasso D’oro nel ’56, fu dal ‘60 professore di Trattazione Morfologica dei materiali presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove dal ‘76 insegnò anche Architettura per l’Industria.
L’elenco dei suoi lavori nel campo del disegno industriale e dell’architettura è talmente ampio che per esso ci vorrebbero diverse pubblicazioni. Uno dei più interessanti lavori editoriali è sicuramente quello pubblicato nel ‘71 da Gillo Dorfles: “Marco Zanuso designer”, Editalia, 1971.
Egli fu sempre legato a quella matrice ideologica generata dalla Razionalismo in cui si era formato e che traeva ispirazione dalle architetture di Ludwig Mies van der Rohe. Dopo la pausa della seconda Guerra Mondiale, Zanuso si dedicò intensamente alla libera professione, negli anni della ripresa e della ricostruzione. In quel periodo, le sue attenzioni si rivolsero a progetti per palazzi ed uffici a Milano ed alla realizzazione dei primi prototipi di oggetti d’arredamento.
In quel campo, fin dall’inizio, egli si predispose ad una ricerca metodologica orientata a concepire oggetti di design come divani, poltrone, mobili, non solo come un fatto formale, ma come una serie di elementi separati, producibili industrialmente, da assemblare successivamente. Si tratta, dunque, di una concezione progettuale già proiettata al design per l’industria.
Negli oggetti disegnati nel ’49 per il Concorso Internazionale del Museum of Modern Art di New York è evidente questo suo orientamento. In questo periodo ebbe i primi contatti con alcuni tecnici e imprenditori con i quali sperimentò, sempre nell’ambito specifico dell’arredamento, due nuovi materiali, la gommapiuma e i nastri elastici che la Pirelli aveva cominciato a produrre, ma ancora senza un’ adeguata collocazione.
Dopo un paio d’anni di ricerche presero forma alcuni nuovi prodotti e con essi nacque anche una nuova metodologia progettuale, destinata ad assumere un importante ruolo nel settore industriale. Se esaminiamo le numerose poltrone e i numerosi divani disegnati da Zanuso, potremmo valutare la semplicità costruttiva e i principi basilari dell’ergonomia, una materia al tempo ancora poco conosciuta. Con il susseguirsi delle innovazioni tecnologiche e la disponibilità di materiali sempre più flessibili e resistenti, Zanuso ritornò anche dopo alcuni anni, su intuizioni avute prima degli anni ‘50, equipaggiando con rinnovate connotazioni, poltrone e poltroncine dal disegno leggero e spaziale, secondo la sua visione di razionalista, senza cadute e cedimenti verso le forme di opulenza.
Sono famosissimi i suoi progetti realizzati tra gli anni ’50 e ’60: la poltrona Lady per Arflex del ‘56, la macchina per cucire Borletti del ‘59, la sedia Lambda per Gavina del ‘60, l’ iconico televisore Doney per Brionvega del ‘62 e la radio TS 502 che si richiudeva diventando un cubo, sempre per Brionvega, del ‘63.
Tra gli altri progetti che ebbero un immediato successo, tracciando definitivamente il sentiero di quello che oggi è chiamato Industrial Design, vanno ricordati, inoltre, la famosissima Sedia per Kartell del ‘64 e la poltrona Woodline per Arflex, del ‘65.
Negli anni che seguirono, molte dei sue idee-progetto, furono realizzate in scala industriale, riscuotendo immediati successi e rispondendo alla sempre maggiore richiesta di oggetti destinati ai consumi di massa.
Gli anni ‘60, contraddistinti dal crescente benessere diffuso dal boom economico, stavano ridisegnando il modo di vivere di tutte le classi sociali in maniera trasversale: contadini, operai, impiegati, professionisti, piccoli imprenditori. Tutti volevano e potevano finalmente accedere a quei prodotti che non fossero più solo beni di prima necessità.
Fu proprio in questo contesto socio economico, che vide il nostro Paese crescere ad un ritmo oggi impensabile, che Marco Zanuso progettò oggetti che hanno segnato un’epoca, oggi esposti nei più importanti musei di arte moderna di tutto il Mondo, come il famosissimo telefono apribile Grillo per Siemens, oggi considerato un oggetto iconico e molto ambito dai collezionisti.
La sua instancabile ricerca nel campo del design industriale continuò incessantemente fino alla morte, avvenuta a Milano l’11 luglio del 2001. Marco Zanuso è stato sicuramente uno dei padri fondatori di quella nuova disciplina che ha reso il design indipendente dall’architettura. Colui che attraverso la ricerca e le sperimentazioni di materiali innovativi, ha creato oggetti immortali, che a distanza di mezzo secolo ed oltre, sembrano perfettamente integrati nella nostra epoca.


