Con l’affermarsi delle Avanguardie Artistiche in Europa, il Surrealismo fu sicuramente una delle tappe più importanti di tutta l’ arte moderna. Il movimento nato negli anni venti del Novecento, vide come suoi ideologi i poeti Andrè Breton, Guillaume Apollinaire e il medico viennese Sigmund Freud, con i suoi studi sulla psicoanalisi e il mondo dell’ inconscio. Nel campo della pittura, il maggior esponente fu senza dubbio il pittore spagnolo Salvador Dalì.
L’ artista nacque nella cittadina catalana di Figueras l’ 11 Maggio del 1904, da una famiglia della media borghesia. Poco più che adolescente, si trasferì a Madrid per studiare pittura all’ Accademia di Belle Arti, da dove però fu espulso nel 1926, per aver ritenuto che nessuno dei suoi insegnanti era bravo quanto lui. Personaggio eclettico e geniale, ebbe sempre un alto concetto di sé, che non nascondeva sotto una falsa modestia, anzi, proclamava ad alta voce. Titolò un suo libro “Diario di un genio”, poiché, logicamente il genio era lui.
Fu proprio questo continuo autocelebrarsi che lo rese inviso ai critici d’arte e antipatico all’uomo comune. C’è da aggiungere poi, che nel dopoguerra, in un’Europa antifascista, per moda o per dovere egli non si autoesiliò come il suo contemporaneo Picasso, non condannò apertamente il regime franchista, non si rifece al Realismo Socialista.
Fu un conservatore come uomo e un “tradizionalista innovatore” come artista. Dalì, insomma, fu un personaggio scomodo senza il quale, però, all’arte moderna mancherebbe molto. I suoi quadri, di uno stile tutto personale, risentivano del Realismo spagnolo e olandese, del Futurismo, del Cubismo e dell’accademismo. Negli anni ‘20, per un artista era d’obbligo un pellegrinaggio a Parigi, dove egli dimorò e conobbe Pablo Picasso, Andre Breton e Gala Eluard, che diventò in seguito sua moglie sua musa ispiratrice e manager. Quest’ultima, fu sicuramente l’artefice del successo di Dalì e delle ricchezze accumulate negli anni, specialmente attraverso le commissioni che lei stessa gli procurava nei salotti alla moda del tempo. Donna spregiudicata, amante del lusso e dei piaceri della vita, nonostante il legame inscindibile dal marito, ebbe molti giovani amanti che non nascose, nonostante le convenzioni sociali del tempo.
Il pittore nel 1929 espose alcune opere alla Galleria Goemans, di chiara ispirazione surrealista e per spiegare la sua teoria sulla “paranoia critica”. nel 1930 scrisse il libro “La donna visibile”. Uomo certamente di genio ed aperto ad ogni esperienza artistica, risentì le influenze artistiche di Magritte, De Chirico Ernest, dai quali trasse stile ed ispirazione, ma sempre mantenendo una propria identità.
Sempre negli anni ‘30 realizzò insieme al regista Brunuel il film “Un chien andalou” e successivamente “L’age d’or”. In quegli anni, però, l’Europa gli andava stretta e si trasferì per oltre un decennio negli Stati Uniti d’America. Mirabile fu la sua mostra del 1941 a New York, dove ogni quadro rappresentava una realtà sublimata nell’irreale, una metamorfosi di soggetti ed oggetti, una libera associazione di idee, un frammento d’inconscio materializzato, una ginnastica intellettuale, un autocompiacimento del proprio virtuosismo. Che piaccia o no, ogni sua opera di certo non lascia indifferenti. Egli attinge alle forme più diverse: dal Classicismo al Barocco, dal Dadaismo al Cubismo, all’Action Painting e alla Pop Art.
Nel 1946 insieme a Walt Disney realizzò un cortometraggio a cartoni animati dal titolo: ”Destino” rimasto incompiuto. Oltre la pittura, realizzò anche scenografie per il cinema di Hollywood, il teatro ed illustrazioni per la Divina Commedia, la Bibbia e il Don Chisciotte. tra i suoi scritti, invece, vanno ricordati: “L’amore per la memoria”, “La conquista dell’irrazionale”, “La vita segreta”, “Il diario di un genio”, “La rivoluzione paranoico critica”. Altre sue mostre famose furono quelle di Roma del 1954, Rotterdam del 1970, Figueras e Cleveland, che gli ha dedicato anche un Museo.
Spirito libero e anticonformista, non disdegnò di scendere a patti con i poteri politici e religiosi, morì solo e non certo come aveva immaginato, nella torre del museo che si era dedicato a Port Lligat il 23 Gennaio del 1989, lasciando tra le disposizioni testamentarie la sua imbalsamazione. Sette anni prima, egli stesso si era occupato di quella della sua amata Gala, che morì il 10 Giugno del 1982. Furono una coppia diabolica e geniale e vissero in perfetta simbiosi, con l’illusione dell’immortalità che non conquistarono mai, tranne per quella che ci ha lasciato la loro arte.