Campania – In questi ultimi trent’ anni, le arti figurative hanno perso molti dei loro illustri rappresentanti. Uno di questi è stato sicuramente Salvatore Fiume. Architetto, pittore, scultore, scenografo e incisore. Artista a “tutto tondo”, dedicò più di sessant’ anni della sua vita alla ricerca artistica, sperimentando tecniche e materiali sempre diversi. Nacque a Comiso il 23 Ottobre del 1915 e morì a Milano il 3 Giugno del 1997, dove si era trasferito nel 1936 e dove aveva stretto rapporti con il mondo artistico ed intellettuale del tempo. Risalgono proprio a quegli anni, le sue frequentazioni con lo scrittore Dino Buzzati e il Premio Nobel per la Letteratura 1959, Salvatore Quasimodo.
All’ inizio degli anni Quaranta, i suoi interessi spaziarono dalla pittura, all’ architettura ma in maniera trasversale anche con la letteratura ed il teatro. infatti, nel 1943 ottenne il suo primo successo con la pubblicazione del romanzo “Viva Gioconda”, (Ed. Bianchi, Milano) e qualche anno dopo, con una serie di scenografie e costumi per opere teatrali e balletti come: la Norma di Bellini, Il Nabucco di Verdi, il Guglielmo Tell di Rossini e il Boléro di Ravel, tanto per citare solo le opere più conosciute. Seguirono sempre per il Teatro alla Scala di Milano, molte altre collaborazioni che continuarono incessantemente fino agli anni ‘70.
La sua fama di scenografo si consolidò anche grazie all’ amicizia con importanti drammaturghi, registi e soprattutto con lo scrittore Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto De Chirico, fratello del famoso pittore Giorgio, padre della Metafisica.Agli inizi degli anni ‘50, il poliedrico architetto Giò Ponti, progettista del Grattacielo Pirelli, con cui Fiume instaurò una feconda collaborazione, gli affidò l’ incarico di realizzare dei pannelli decorativi per il salone di prima classe del transatlantico Andrea Doria, considerato all’epoca, la nave più bella del mondo. Per i suoi lussuosi interni, Fiume, dipinse una serie di opere scenografiche per una superficie di 144 metri quadrati, dal titolo “Leggende d’ Italia”.
Un omaggio ai Monumenti, alle Piazze ed ai Loggiati del nostro Paese, realizzati dai più grandi maestri del Rinascimento, come Donatello, Michelangelo, Leonardo, Verrocchio, Tiziano e Giorgione. L’ intento (riuscito) era quello di mostrare ai viaggiatori, durante le loro traversate Atlantiche, le bellezze del patrimonio artistico italiano.Purtroppo, l’Andrea Doria affondò il 26 luglio del 1956, a largo delle coste del Massachusetts, portando con sé i capolavori realizzati dall’ Artista.Negli anni che seguirono, Fiume realizzò i cicli pittorici delle “Isole di Pietra” e delle “Odalische”, questi ultimi raffiguranti cortigiane, concubine e personaggi epici, come Enea e Didone.
Della sua immensa produzione artistica, costituita da migliaia di dipinti, incisioni, litografie, sculture ed installazioni per il cinema e per il teatro, vanno ricordate anche quelle del periodo trascorso in Africa ed in Polinesia, dove donò un suo dipinto al Museo “Gauguin” di Tahiti, per omaggiare la figura del grande pittore francese, morto ad Atuona Hiva Oa, nel 1903. La sua instancabile ricerca artistica si concentrò soprattutto sulle sue esperienze di viaggio; sugli usi, i costumi e le tradizioni degli abitanti dei luoghi che aveva visitato, ma soprattutto sul mondo femminile, con il suo complesso e variegato universo.
Fiume, infatti, affascinato dalla figura della donna, realizzò interi cicli pittorici dal 1934 al 1980, reinterpretando iconiche figure come la Gioconda di Leonardo, Nanà, la passionale protagonista del romanzo di Emile Zola, le “Ragazze di Amsterdam”, “Giovani fanciulle ispaniche”, i “Nudi sdraiati con tori”, “galli” e le famosissime “Donne d’ acqua”.
In questi, il pittore inserì l’ elemento della sensualità, rendendo il corpo femminile protagonista di un raffinato erotismo, che ricorda le opere di Gustav Klimt, come “Giuditta 1 e 2” , “Il Bacio”, “Nuda Veritas”. I soggetti femminili di Fiume, infatti, esprimono l’ eros in maniera seducente, passionale, al di là dell’originario significato del termine, che indica l’ amore inteso come quella pulsione che genera la vita. Un altro importante capitolo della sua produzione artistica è quello delle ceramiche, appartenenti ai cicli scultorei delle “Isole di Pietra”, prodotte dagli anni ‘50, nella sua casa-laboratorio di Canzo, dove visse fino agli ultimi giorni della sua vita.
L’ edificio, fu acquistato dall’ Artista negli anni ‘40 e trasformato da antica filanda, in casa-studio. Nel 2003 è diventato un Museo che porta il suo nome.Per i suoi meriti artistici, nel 1995 Salvatore Fiume fu insignito con l’ Onorificenza di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. Le sue opere si trovano nelle più importanti collezioni private e nei Musei di tutto il Mondo.