Sparanise – “A Sparanise il tempo delle scelte è dietro le spalle mentre la cittadinanza vive in un limbo che forse è ancor più deprimente del declino.” Comincia così la lettera aperta che la Dirigente provinciale della Cisal Caserta Marianna Grande ha affidato questa mattina agli organi di stampa.
“Un territorio quello dell’Agro Caleno ha assistito nell’arco di una trentennio ad una brusca inversione di tendenza trasformandosi in hub industriale che si è caratterizzato più per le crisi aziendali che da volano di sviluppo. La cittadinanza, seppur in maniera per niente indolore, aveva accettato tale conversione auspicando bonifiche e lavoro, purtroppo il tutto si è concretizzato in qualche panchina posta ad abbellire vecchie ville comunali ed in solitari campetti da gioco buoni soltanto come spot pubblicitario.
Senza volerci abbandonare al vittimismo, abbiamo constatato come l’occupazione abbia ristorato altri territori, mentre ai nostri giovani non resta altro che emigrare in massa come si faceva negli anni 50, cosa che almeno gli evita una più che probabile presenza nel registro dei tumori, lasciando alle vecchie generazioni tutti gli interrogativi sulla discarica Ex Pozzi che oramai nel nostro immaginario ha sostituito l’Area 51. Discorso a parte quello delle classi deboli: anziani, disoccupati, donne separate, alle quali, considerata la natura dei nuovi impianti industriali qualcuno avrebbe potuto provare ad assicurare sconti sulle utenze.
Videosorveglianza a funzionamento incerto e zaffate maleodoranti provenienti da ciò che resta di un vecchio ruscello completano la nostra dolorante disamina. La triste diaspora degli aspiranti politici che in campagna elettorale “vengono a prendere un caffè a casa” e quella ancor più risibile di quelli affermati e potenti che fanno tappa, fortunatamente solo a ridosso di politiche e regionali, soltanto per promettere tutto ciò che nessuno ha chiesto, lottizzando l’elettorato a suon di selfie sui social forum, restituisce una condizione francamente deprimente. Troppi registi, che da dietro le quinte assicurano una nuova Gerusalemme, eppure una vera rinascita sarebbe ancora possibile adoperando quel vecchio arnese che costringerebbe tutti ad un lavoro sfiancante, si tratta di quella democrazia partecipata dal basso i cui portavoce non siano altri che gli abitanti delle case popolari, i contadini, gli anziani ed i giovani.”scrive la sindacalista.