Campania – L’abate Vincenzo De Muro nacque a Sant’Arpino il 17 aprile del 1757, fu professore non ancora ventenne, di lettere nel Seminario Diocesano di Aversa. Docente di grammatica nel collegio della Nunziatella di Napoli ed autore di numerose pubblicazioni riguardanti le lingue: greca, latina, italiana, francese ed ebraica.
Fu anche studioso di archeologia e di filosofia ed entrò in contatto con Vincenzo Cuoco, illuminista convinto, al divampare della Rivoluzione Napoletana del 1799. Si schierò totalmente e sinceramente per la Repubblica, presentando al governo provvisorio un piano di amministrazione e di distribuzione dei beni ecclesiastici.
Purtroppo, il susseguirsi dei sanguinosi eventi e delle lotte giacobine, fecero mancare il tempo per discutere ed approvare il piano; basta una sola frase per capirne lo spirito: “Qual è il sistema più repubblicano che la comunione dei beni? Qual idea più giusta che tutti, in proporzione godano del frutto delle loro fatiche?”.
Alla caduta della Repubblica, fu incluso nell’elenco dei rei di stato. Passata la bufera reazionaria e arrivati i napoleonidi sul trono napoletano, Vincenzo De Muro ritornò nella “sua” Nunziatella. Negli anni successivi, diresse la Gazzetta Napoletana e rifondò con Vincenzo Cuoco, la prestigiosa Accademia Pontaniana e ne divenne segretario generale perpetuo.
Morì il 9 gennaio del 1811 a Napoli. A Sant’Arpino, il suo paese di nascita, una lapide (con la data di nascita sbagliata… e mai corretta) lo ricorda come storiografo, archeologo, letterato, ora educatore, giansenista e giacobino. Il 17 dicembre del 1989, in occasione delle celebrazioni sulla Rivoluzione Napoletana del 1799, a Frattamaggiore ed a Grumo Nevano, furono organizzate importanti mostre con seminari e giornate di studio, con il patrocinio dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Oggi, insieme alle brevi note su Francesco Bagno di Cesa, vogliamo ricordare anche altri due illustri figli di Atella che vissero l’esperienza repubblicana del 1799; il dotto parroco Antonio Malvasio, sindaco di Aversa e Domenico Fiore, ricordato da Stendhal e fortunosamente scampato alla condanna a morte della reazione.
I comuni della zona atellana, furono parte integrante della Rivoluzione e per ricordare quelle gloriose battaglie, in occasione delle celebrazioni, organizzarono una serie di interessanti convegni dedicati agli uomini illustri, ai martiri e a quanti diedero il loro contributo per scrivere importanti pagine di storia. Agli incontri, presero parte studiosi provenienti dalle più prestigiose università italiane. A Grumo Nevano si celebrò Vincenzo de Muro, insieme ad un altro eminente scienziato delle nostre terre, il medico, botanico e martire Domenico Cirillo, autore di preziosissimi trattati sulla cura della lue venerea, in occasione dei 250 anni della nascita.