Caos a Roma, abbandonano vicesindaco e due assessori: Pd contro Marino

Roma – Sembrano davvero essere arrivate le ultime ore da sindaco di Roma per Ignazio Marino.

Il primo cittadino al centro del dibattito pubblico per i presunti danni erariali legati a piaceri da poltrona, è praticamente sotto scacco per la “trappola”, se politicamente la si può definire in questo modo, tesa dal Pd. Matteo Orfini, commissario Pd della capitale, e Paolo Cento, segretario del partito, hanno deciso di indurre il sindaco alle dimissioni. O si dimette lui direttamente o lo faranno dimettere con voi contrari in aula Giulio Cesare. La sfiducia, più che attesa, potrebbe essere comunicata dallo stesso Marino entro le 16; intanto Sel e Pd non si incontreranno in data odierna, ma nei prossimi giorno l’incontro è atteso.

E’ comunque un vero e proprio terremoto quello che sta avvenendo nella capitale: si sono già dimessi Stefano Esposito, assessore ai trasporti, Luigina Di Liegro, assessore al turismo, e il vicesindaco Marco Causi. Tutti e tre hanno annunciato le dimissioni, come d’altronde ne sosteneva l’inevitabilità lo stesso Esposito, c he aveva aggiunto: “Si è manifestato un quadro che non ci consente di andare avanti con autorevolezza. Chiunque arriverà a maggio troverà una situazione molto complicata per la bonifica della macchina amministrativa. E’ una persona responsabile Marino, mi auguro che non trascini oltre questa situazione, ora dovrebbe dimettersiE’ una situazione da affrontare con grandissima serenità, ma anche un po’ a malincuore, perché stavamo lavorando per ripulire questa città, perché Mafia capitale non ha ripulito la città. Ma ora non c’è più la necessaria autorevolezza per continuare questa battaglia. Chi arriverà a maggio, si troverà di fronte a una situazione complicata, finita la questione degli scontrini, non ci sarà solo il Giubileo, ma il problema della macchina amministrativa, perché quello che io ho trovato in 70 giorni, in confronto il Pio Albergo Trivulzio era un GIOCO di lattanti”.

Intanto Marco Rossi Doria, assessore alla scuola, si è rinchiuso nelle mura delle riflessione: “Non ho usato la parola dimissioni. Ho fatto una riflessione chiedendo a tutti se, dato che siamo in democrazia, c’è o meno una maggioranza per governare”.

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