Convegno con il Vescovo di Aversa per difendere la famiglia, Arcigay Napoli: “Seminano solo odio verso di noi”

Caivano – Arcigay di Napoli non ci sta sull’argomento che il 24 febbraio verrà trattato nell’auditorium di Caivano con un convegno dal titolo: “La famiglia è questa: padre-madre-figli, difendiamola insieme!”

Il convegno, che prova a seminare odio e pregiudizio nei confronti delle coppie omosessuali, rafforzando lo stigma che già grava sull’esistenza di tutti quegli uomini e quelle donne costretti a vivere le proprie relazioni d’amore e i propri progetti di genitorialità senza tutele e senza garanzie normative, è viepiù deprecabile per alcuni raccapriccianti motivi. Il primo è che sancisce, in nome del pregiudizio e dell’integralismo, un inedito patto tra la Diocesi di Aversa, co-organizzatrice dell’evento, e l’Islam: infatti l’evento vedrà la presenza sia del Vescovo di Aversa che dell’Imam Nasser Hidouri.

Inoltre, l’evento, che vede anche la deprecabile partecipazione di alcuni sindaci della zona (il sindaco di Caivano, Simone Monopoli, il sindaco di Cardito, Giuseppe Cirillo e il sindaco di Crispano, Antonio Barra), è stata pubblicizzato tramite affissione di manifesti all’interno del Liceo di Caivano, istituzione laica che dovrebbe essere avulsa da qualsiasi propaganda politica o confessionale e soprattutto da qualsiasi manifesto che diffonda discriminazione e stigma. Infine, sul manifesto è possibile leggere che l’incontro è finalizzato a fare di Napoli un faro di civiltà e di diritto per l’Europa. Gli organizzatori del convegno probabilmente ignorano che le indicazioni europee sono dirette a fare dell’Italia un paese moderno e non preistorico ed ecumenico come quello che auspicherebbero i relatori dell’incontro.

Insomma, un’inedita alleanza interreligiosa, realizzata con l’avallo delle istituzioni politiche, in nome di un fondamentalismo odioso e integralista che esclude e crea sofferenza e pregiudizio: queste sono le grandi conquiste di civiltà che Caivano vuole indicare all’Europa, utilizzando gli edifici scolastici di uno Stato laico per comunicare, attraverso stereotipi e luoghi comuni, messaggi di discriminazione e pregiudizio.

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