Dramma Nicolosi, il killer confessa: “Avevo paura volesse togliermi la bimba”

Nicolosi – “L’ho uccisa io. L’amavo ma lei non voleva più. Avevo paura non mi facesse vedere più la piccola”. E’ con queste parole che Luca Priolo ha ammesso di aver ucciso Giordana Di Stefano, morta nella serata di martedì in quel di Nicolosi, in provincia di Catania. Il ragazzo è stato rintracciato dalle forze dell’ordine a Milano ed era in procinto di fuggire dall’Italia.

Ad incastrare il giovane è stato un sms inviato dal killer dal cellulare di un passante milanese. Nel messaggio, Luca diceva di essere nei guai e chiedeva soldi ai genitori. L’ignaro passante è stato richiamato dal padre che ha capito dove fosse il figlio. A quel punto i carabinieri hanno inviato la foto dell’omicida ai colleghi della stazione di servizio milanese, i quali hanno proceduto all’arresto.

Luca Priolo ha poi rivelato la realtà dei fatti agli uomini dell’arma lombardi, ammettendo di essere caduto in un raptus di follia. L’atto non sarebbe, dunque, premeditato, a dispetto di quanto si era cominciato a pensare data la denuncia formulata nel 2013 dalla vittima proprio nei confronti del suo futuro killer per un tentativo, da parte di quest’ultimo, di entrare dalla finestra di casa.

Ma come è stato scritto l’ultimo capitolo della vita della Di Stefano? Giordana e Luca si sono incontrati nella serata di martedì e lei aveva cenato con il cugino. I due si sono appartati in auto e hanno cominciato una violenta discussione finita con le coltellate inflitte da Luca nei confronti dell’ormai ex moglie. A questo punto l’omicida è tornato a casa per privarsi dei panni sporchi ed è salito a bordo dell’auto della madre per dirigersi a Milano. Durante il tragitto, Luca si è privato anche dei panni ricoperti di sangue, ma il sistema di localizzazione della vettura non l’ha aiutato.

A Milano ha comprato un biglietto per partire alla volta di Lugano, ma quando i carabinieri l’hanno fermato, è scoppiato in lacrime e si è fatto ammanettare. A spezzare la vita a Giordana è stato un coltello da caccia custodito dal killer, che attualmente è oggetto delle ricerche degli uomini dell’Arma.

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