Il mare, il territorio, le tradizioni (e Pino Daniele): anche Napoli nella Rete Italiana della World Music

Napoli – Uno spazio di creazione culturale che, dal 1991, lavora per creare sul territorio vesuviano un centro artistico polivalente che vuole promuovere un’opera di sensibilizzazione grazie al teatro, alla musica e alle culture etniche e al loro legame con i luoghi di riferimento e le persone che lo abitano.  

La Bazzarra, società cooperativa di Torre del Greco presieduta da Gigi Di Luca, è una della realtà che di recente ha preso parte alla nascita della Rete Italiana della World Music, promossa da alcuni tra i più importanti eventi di settore, presieduta da Filippo Giordano, Professore di Economia aziendale nelle Università LUMSA e Bocconi.  

Con la Rete, La Bazzarra condivide il desiderio e l’obiettivo di mappare e far emergere gli eventi di settore, promuovere un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, e supportare la crescita di un turismo legato al patrimonio musicale popolare.  

 La Rete Italiana della World Music è stata di recente presentata a Roma in una conferenza in cui sono intervenuti Felice Liperi, giornalista e critico musicale; Maddalena Scagnelli, Direttrice artistica Appennino Festival; Ambrogio Sparagna, musicista ed etnomusicologo; Vincenzo Santoro, Responsabile Dipartimento Cultura e turismo ANCI; Flaminia Santarelli, dirigente Regione Lazio; Fabrizio Montanari, professore di organizzazione Università Modena e Reggio Emilia; e Jacopo Tomatis direttore artistico Premio Loano per la Musica Tradizionale Italiana 

  

IL DIALOGO TRA MARE E TERRITORIO-  A conferma del lavoro nella promozione del territorio e delle voci culturali e sociali che lo amano, La Bazzarra è al momento impegnata anche con Chi tene ‘o mare- Festival del Mare del Miglio d’Oro. Il festival è ispirato e legato a doppio filo a uno degli elementi più caratteristici del territorio napoletano da cui trae creatività e fermenti che partono dal basso che sta animando la primavera e l’estate della zona.  

 Una lunga serie di concerti, progetti per le scuole, convegni e visite guidate- iniziata a marzo e che andrà avanti fino ad agosto- che mette al centro i concetti di appartenenza e identità, e la riflessione che ciò che il mare emana appartiene a chi abita il territorio e rende le persone diverse, aperte all’accoglienza, disponibili ad accettare nuove sfide senza per questo dimenticare la tradizione.  

 Il festival prende il titolo da una delle canzoni più suggestive di Pino Daniele dedicata proprio a questo elemento: Chi tene ‘o mare, che è, nelle parole di Gigi Di Luca- direttore artistico del Festival- “un’assunzione di responsabilità di chi partecipa, perché il mare appartiene a ognuno di noi, e partendo proprio dalla canzone di Daniele ho voluto restituire al territorio vesuviano questo impegno: il mare appartiene a tutti noi”.  

Per questo, nella struttura del progetto è stata intercettata e inserita quella voglia di dare un contributo da parte di tutti quelli che vivono il territorio: dalle scuole, coinvolte con specifici progetti, alle associazioni; dai comparti di categoria agli imprenditori; dai ristoratori ai pescatori agli artisti. 

 Subito dopo, a settembre, l’appuntamento con le tradizioni musicali del territorio vesuviano prosegue con Ethnos- Festival Internazionale di Musica Etnica, uno dei maggiori osservatori di musica etnica e uno tra i festival di musica più importanti e attesi d’Italia, giunto quest’anno alla sua 27esima edizione.  

  

PERCHÈ UNA RETE ITALIANA DELLA WORLD MUSIC?- Oltre a La Bazzarra, sono già 18, in 12 regioni d’Italia, gli enti che hanno scelto di supportare l’associazione: alcuni tra i più importanti festival di world music, folk e musica popolare italiani. Insieme per mettere in rete e promuovere l’attività di associazioni e operatori culturali che- attraverso l’organizzazione di eventi e festival musicali ad alto impatto sociale ed ambientale- svolgono un importante lavoro di tutela, diffusione e valorizzazione del patrimonio culturale del nostro paese.  

Tra di loro, intervenuti in collegamento durante l’incontro insieme con Di Luca: Claudio Prima, Manigold e Luigi Bolognese, Suoni della Murgia (Puglia); Giuseppe Marasco di Cult (Calabria); Stefano Saletti di Ikona (Lazio); Anna Pierini di Musicastrada (Toscana); Davide Ferrari di Echo Art Festival (Liguria).  

 Tra gli obiettivi della Rete, mappare e far emergere gli eventi di settore, promuovere un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, e supportare la crescita di un turismo legato al patrimonio musicale popolare. E ancora,  dare voce a un comparto non ancora rappresentato a livello associativo, senza rappresentanti che ne portino avanti le istanze e le rivendicazioni. 

 “Noi rappresentanti della musica popolare dobbiamo fare rete non solo per avere una rappresentatività, ma anche per provare a rendere più visibile ciò che i territori tirano fuori” ha commentato Di Luca in occasione della conferenza di presentazione- “L’ eterogeneità della composizione tra musicisti, festival, ricercatori e artisti della musica popolare è una ricchezza che possiamo trasferirci l’uno con l’altro. Il lavoro della rete può partire dalle contaminazioni che i territori offrono ma anche dagli aspetti terapeutici che la musica popolare porta con sé, e da tutto quello che si può fare per le classi sociali che portano un valore della tradizione ma sono chiuse su loro stesse”  

“Credo che questa possibilità di dialogo sia la cosa più importante” ha concluso Di Luca- “Ci troviamo spesso a lavorare dentro un guscio di problematiche organizzative, gestionali e burocratiche, quando invece la cosa più importante è poter essere vicini, confrontarci, supportarci, scambiare idee e pensieri”.  

 “I festival sono i luoghi di fruizione della musica per eccellenza, i luoghi dove la musica incontra gli spettatori, le comunità, il pubblico, la natura e il patrimonio artistico: sono veri e propri momenti culturali in cui si crea il maggior valore sociale della filiera” spiega Giordano- “Le musiche, i canti e i dialetti, gli strumenti e le tradizioni popolari rappresentano la biodiversità culturale dei territori e delle comunità. Tutelare e rivitalizzare questo patrimonio è un ingrediente fondamentale delle politiche di recupero e valorizzazione dei borghi e del patrimonio culturale, di supporto al turismo, di contrasto allo spopolamento della montagna e delle zone rurali, di educazione all’inclusione sociale e a stili di vita sostenibili”.  

 “Questa associazione è uno spiraglio profondo di luce dopo due anni e mezzo di grande buio” commenta Sparagna- “Veniamo da momenti di grande difficolta, e quindi l’idea di rimetterci insieme e riprendere il viaggio oggi è entusiasmante, anche perché ci piace constatare il percorso che questo genere di musica ha compiuto. Oggi entrano nelle orchestre strumenti che fino a vent’anni fa erano legati esclusivamente alla musica popolare, e questo per noi è un valore enorme anche perché non abbiamo comunque perduto quello da cui siamo partiti: la voglia di stare in strada a fare musica costituisce la base di tutto quello che facciamo, e io rivendico il mio essere musicista di strada perché è il nostro segno distintivo. La musica popolare è un vero patrimonio del nostro paese, una vera bellezza, e dobbiamo sostenerla in tutti i modi” 

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