M5S, Muscarà: “No a un Crescent napoletano, Regione utilizzi sedi in disuso del suo patrimonio immobiliare”

Campania – “Non abbiamo assolutamente bisogno di un Crescent napoletano, che rischierebbe di tramutarsi in una cattedrale nel deserto, nella quale bruciare milioni di euro che potrebbero invece essere destinati alla realizzazione di progetti di vero sviluppo e concreta valorizzazione della periferia Est.

Soldi che potrebbero essere investiti, piuttosto, nella rinascita dei tantissimi parchi pubblici e delle aree verdi abbandonati tra i quartieri di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio, dove da oltre un decennio è in fase di stallo il progetto di un waterfront che avrebbe portato turismo e occupazione. Piuttosto che immaginare di realizzare l’opera fantasmagorica di architettura ultramoderna, annunciata dal governatore della Campania, si metta mano una volta per tutte al patrimonio immobiliare della Regione Campania e si identifichino tutte le strutture che sono già di proprietà regionale, dove allocare uffici che attualmente sono sparsi in strutture private, con costi di locazione altissimi e che gravano non poco sulle tasche dei contribuenti”. Lo dichiara la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Maria Muscarà. 

“Un nuovo palazzo della Regione, che di stabili nella propria disponibilità e inutilizzati ne ha fin troppi, rappresenterebbe la peggiore presa per i fondelli per i cittadini di una periferia alle prese da decenni con una gravissima emergenza abitativa. Nella città di Napoli dove la Regione Campania è proprietaria di strutture in disuso come l’albergo dei poveri, che è il palazzo più grade d’Europa, l’ex manicomio a Capodichino, di interi piani vuoti al Centro direzionale e altre centinaia di edifici completamente disabitati o dati in fitto a prezzi ridicoli – prosegue Muscarà – non possiamo permetterci un nuovo mostro in cemento al pari di quello di Salerno. Non certo in una fase in cui abbiamo il dovere di ottimizzare al massimo la spesa pubblica, per ricostruire la nostra terra messa duramente in ginocchio dall’emergenza sanitaria”. 

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