Napoli, dall’Orientale la sfida: un corto realizzato dagli studenti per cristallizzare il momento storico

Napoli – Negli anni Venti, lo psicologo russo Vygotskij definisce la creatività come “un’attività umana che produca qualcosa di nuovo, sia poi questo suo prodotto un oggetto del mondo esterno o una certa costruzione dell’intelligenza o del sentimento”.

Lo scrivere artistico è soprattutto una dimensione dell’essere, è espressione del sé: lo scrittore, nel momento in cui inventa storie, personaggi e crea mondi, mette sempre una parte del proprio mondo interiore. E perché no, lo scrittore creativo scrive spesso anche per ricercarsi, per colmare delle lacune esistenziali, per scoprire a che punto è arrivato nella parabola del viaggio dell’eroe, che in questo caso è un eroe quotidiano. Parlare di “scrittura creativa” è necessario per chiunque voglia avvicinarsi al mestiere dello scrittore o voglia cimentarsi in una sceneggiatura per un prodotto audiovisivo.

Di tutto questo se n’è discusso all’interno del laboratorio virtuale a distanza di produzioni audiovisive teatrali e cinematigrafiche dell’Università Orientale di Napoli, diretto dal regista, videomaker e docente Francesco Giordano, che per l’occasione ha ricreato nel suo studio una vera e propra “tavola rotonda”, una class room per suggerire l’idea della scrittura creativa quale esercizio collettivo. Un incontro- lezione coinvolgente e stimolante  che ha avuto protagonista Vanessa Lepre, insegnante, sceneggiatrice, regista, esperta di scrittura creativa, presidente dell’associazione culturale “Teatro è vita”. Vanessa ha elaborato il progetto “I mestieri del teatro e del cinema”; regista di cortometraggi e di trasmissioni televisive è sceneggiatrice del corto Requiescat e  del film cortometraggio “Fischio d’inizio” di Maurizio e Francesco Giordano, nato da un progetto laboratorio di arti audiovisive con il Ministero della Giustizia per i detenuti ammalati di AIDS del carcere di Secondigliano a Napoli. Vanessa ha illustrato ai ragazzi, attenti e partecipi, i passaggi fondamentali per arrivare alla stesura di una sceneggiatura: dall’idea/concept al soggetto fino al trattamento, più tecnico e narrativo, punto finale del percorso.

“È fondamentale partire da un’immagine nella nostra testa” – spiega Vanessa – “quindi sviluppare poi un racconto per immagini”. Un processo che si può sintetizzare con l’espressione “Show don’t tell!”. Tradurre in immagini una storia, non affezionarci troppo alle parole, ma ricercare l’essenziale, senza la necessità di sottolineare con il linguaggio quello che le immagini già comunicano. Questo lo spunto della sceneggiatrice che ha coinvolto i ragazzi in un esperimento pratico di scrittura, una sorta di brainstorming creativo,  mostrando poi attraverso la proiezione di un racconto per immagini, che omaggia la cinematografia del muto anni ’20 e il capolavoro “le voyage dans la lune” di Georges Méliès, come la forza comunicativa delle immagini scriva già la storia. Messaggio che viene mostrato in maniera forte anche nel corto “Requiescat” mostrato agli studenti attraverso la piattaforma web, in cui le immagini, i silenzi, le musiche , le espressioni e la mimica dei personaggi restituiscono tutto il pathos dell’opera e l’emozione insita in una ritualità che si ripete nei secoli. Vanessa Lepre ha poi spiegato ai ragazzi cosa non puó mai mancare in una sceneggiatura: “non c’è storia senza conflitto e arco di trasformazione del personaggio, che non è mai quello di partenza”.

Il conflitto c’è sempre dunque, un evento scatenante che rompe un equilibrio e rappresenta l’inizio di un percorso di non ritorno. “Anche nell’opera “waiting for Godot- aspettando Godot” di Bertold Brecht in cui sembra non accadere nulla in realtà il conflitto c’è” spiega Vanessa. Tanti gli interventi dei ragazzi incuriositi e appassionati che sono stati coinvolti dal docente Giordano e dalla Sceneggiatrice Vanessa Lepre in un esperimento a distanza che li vedrà protagonisti attraverso un racconto per immagini della realizzazione di un prodotto audiovisivo, che sarà un testamento oltre che del laboratorio in sé del periodo storico che stiamo vivendo, alle prese con un’emergenza sanitaria che ha stravolto le nostre vite e il nostro modo di sentire e forse di emozionarci. Nel corso dell’intervista finale la sceneggiatrice ha raccontato, alla luce del cambiamento epocale in atto e del distanziamento imposto dal covid, come potrebbe mutare il lavoro di uno sceneggiatore ma in generale del comparto artistico quando tutto si rimetterà in moto. In che modo racconteremo questo momento, se e come lo rappresenteremo, come cambieranno le relazioni e i luoghi stessi di aggregazione, messi in ginocchio e proiettati verso nuove sfide.

Nel celebre film “La Rosa Purpurea del Cairo” di Woody Allen gli attori uscivano dallo schermo ed entravano nella realtà, con tutte le conseguenze del caso. Adesso sembra accadere il contrario: come se fosse la realtà a spingere per entrare nello schermo, con la volontà di condizionare silenziosamente, impercettibilmente, proprio come il virus, l’andamento delle storie, come già ha fatto per le nostre vite. Una sorta di nemesi della realtà sulla finzione. Quel che è certo è che non possiamo smettere di emozionarci, perché è il motore primo di ogni azione.

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