Sant’Anastasia, evento natalizio con Merone e ‘La cantata dei pastori’

Sant’Anastasia – La “Cantata dei pastori ” in programma il 20 e 21 dicembre al Metropolitan è uno degli appuntamenti natalizi tra i più attesi da chi ama il teatro, l’arte e la professionalità di Antonio Merone, noto per la sua comicità e bravura ampiamente riconosciuta come un “degno figlio di Totò” da Liliana De Curtis e dalla Fondazione Nino Taranto.

Siamo, domenica scorsa, con Antonio Merone e gentilmente ci rilascia un’intervista. Ovviamente la prima domanda è sull’ultima sua creatura, la “Cantata dei pastori pastori”,  la direzione dei 50 artisti, per la regia di Antonino Laudicina, e il suo modo di interpretarla. “Abbiamo avuto notevoli richieste di riproporla, dopo la prima del 2016, e quest’anno la mettiamo in scena, grazie anche al patrocinio del Comune di Sant’Anastasia, il 20 e il 21 dicembre alle 20:30 al Metropolitan, con la regia di Antonino Laudicina. Sia con 50 artisti, sia con il coro Aedi del Borgo di Somma Vesuviana, con le coreografie del corpo di ballo della maestra Emiliana Esposito e l’orchestra diretta dal maestro Giovanni Sepe, gli attori della mia Compagnia stabile del teatro Metropolitan daranno uno spettacolo magico ricco di emozioni. Dopo autori diversi, De Filippo e Taranto, ho voluto riproporre la Cantata, un pallino che portavo in me da oltre 15 anni. Siccome è uno spettacolo diverso da tutti gli autori che ho messo in scena fino ad oggi, allora bisogna arrivarci ad una certa maturazione artistica. C’è tanta differenza con tutti gli spettacoli che ho fatto prima di interpretare questo. Una nota di merito ai costumisti e scenografi, c’è tanta cura per la scenografia e per i costumi.

Sì, ho sempre pensato che il 70% di uno spettacolo lo fa sia la scenografia che adesso è curata da Franco Piccolo e disegnata da Mario Farina, sia i costumi che sono di Rosaria Riccio, poi se l’attore bravo si arriva al 100% della riuscita dello spettacolo. Il 30% riservato all’attore sembra un po’ riduttivo, visto che nella tua carriera hai tenuto a battesimo tanti attori.

In questo mestiere, almeno come la penso io, passano gli anni, passa il tempo ma ho sempre la stessa emozione come un giorno di 32 anni fa, quando per la prima volta ho messo il piede sul palcoscenico e, quindi, penso che in quest’arte non ci si deve mai sentire arrivati o credere di essere qualcuno, ma la prima cosa, la cosa più importante è l’umiltà. Se sei umile pian piano le porte si apriranno.

 

Un tuo grande successo è “Caviale e lenticchie”, che non è una commedia facile da mettere in scena.

Questo è un altro testo molto difficile e molto diverso da tutti i testi che abbiamo rappresentato fino ad oggi. Era aprile scorso, quando il professor Francesco De Blasio, nipote di Nino Taranto, venne a vedere un nostro spettacolo. In quella occasione mettevamo scena “don Pasqua’ fa acqua a’ pippa” e lui pubblicamente mi chiese di poter rappresentare “Caviale e lenticchie”, l’adattamento che all’epoca fece Nino Taranto e da lì è partita questa collaborazione con la Fondazione Nino Taranto. Mi hanno dato il copione originale e da quel copione ho messo in scena due serate al Metropolitan di buon successo e sono rimasti tutti entusiasti, tanto è vero che per l’anno nuovo lo riprenderemo e faremo un giretto, con alcune date in teatri della provincia di Napoli e contiamo di debuttare in un teatro napoletano“.

Il teatro è il tuo lavoro, una fucina di un’arte che non è sempre compresa, ma che ha alle spalle un impegno enorme e una professionalità tale da trasmettere cultura oltre che far sorridere la gente.

“Allora, diceva Peppino de Filippo “è molto più semplice far piangere che far ridere” e quindi per far ridere l’artista deve studiare, deve capire bene il tono della battuta, in che modo va detta in quel momento preciso, soprattutto quando si fanno spettacoli di varietà a contatto con il pubblico bisogna capire chi hai davanti.  Da oltre 25 anni porto in giro uno spettacolo sul repertorio, macchiette, sketch tra il pubblico e quindi spesso nascono tante battute a soggetto e lo spettacolo è diverso ogni sera e in ogni posto“.

Perché la gente di altri paesi dovrebbe venire a vedere Antonio Merone in questo paese della provincia di Napoli?

 

Prima di tutto non è che la gente deve venire a vedere Antonio Merone; prima di tutto la gente deve seguire il teatro, perché gli artisti hanno bisogno di pubblico, di essere seguiti; poi vanno a vedere uno o un altro va bene lo stesso, l’importante è che si va a teatro e soprattutto devono andarci le nuove generazioni, i ragazzi, i bambini, li devono portare a teatro, perché è un periodo che non stanno bene tutti impegnati con questi social, sono troppo distratti e non si occupano delle importanti, ma perdono tempo su altre cose tipo i giochi sui telefonini; devono venire a vedere questo ultimo spettacolo, diverso dagli altri e rimarranno sicuramente contenti, quello che si paga è una sciocchezza.

Sei comunque anche tu un attore social. Sei presente su Facebook dove pubblicizzi spettacoli e si leggono delle frasi che sembrano buttate lì ma danno un sorriso.

 

Per quanto riguarda la mia attività sui social, sì! purtroppo a 45 anni mi sono dovuto adattare, ormai si fa tutto con il telefonino in mano, se si va in bagno si va con il telefonino in mano, si mangia a tavola con Google ed è sbagliato. Faccio un appello a tutti questi ragazzi che usano i social, li dovete usare, ma li dovete usare in modo graduale e soprattutto in maniera che vi possa servire non a scrivere cose banali o offensive. Può piacere a qualcuno quello che si scrive, come non può piacere. Basta non uscire, diciamo così, fuori dal seminato, c’è bisogno di farne un uso intelligente e corretto.

Utilizzo i social, soprattutto perché la pubblicità è l’anima, come si dice, del commercio e, siccome sono un attore, mi piace anche fare le cose che si facevano una volta e giro tutt’ora con l’ape e il megafono, ma mi sono dovuto adattare con Facebook e Instagram per i più giovani che sono sui social e per far arrivare anche a loro e far conoscere la mia arte. Un mio slogan potrebbe essere:”Nun c’è Natale senza Cantata, nun c’è Cantata senza pasture, nun c’è Razzullo senza Sarchiapone, veniteve a vede’ ‘a Cantata ‘e ‘Ntonio Merone”.

 

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