Una Onlus con due presidenti: scoppia la lite all’udienza in tribunale per l’incidente mortale a Viarolo

Primo Piano – In una nota inviata alla nostra redazione, Biagio Ciaramella, presidente dell’ ‘Associazione Vittime della Strada’ dichiara: “Stessa associazione, ma due presidenti diversi. Una «guerra» che va avanti da alcuni anni e che giovedì mattina ha avuto come «campo di battaglia» il Tribunale di Parma, dove si stava svolgendo l’udienza davanti al giudice Maria Cristina Sarli sul grave incidente che il 23 giugno del 2012 costò la vita a tre persone.

Morirono infatti la ventisettenne di Parma Fiorentina Zoto e due settantenni milanesi, Giacomo Carrera e la cognata Concetta Aleo. L’auto condotta dalla ragazza, transitando sul cavalcavia di via Cremonese a Viarolo, finì contro la barriera di protezione e precipitò sull’autostrada sottostante, su cui arrivavano i due settantenni milanesi. Oltre ai tre morti, nello spaventoso incidente restarono ferite nove persone, tra cui la moglie di Carrera.

Al processo si costituì parte civile l’Aifvs, l’associazione italiana familiari e vittime della strada. Che giovedì era regolarmente all’udienza in tribunale a Parma. Soltanto che i presidenti erano due: il veneto Alberto Pallotti e la siciliana Giuseppa Cassaniti. Tra i due c’è da tempo una «querelle» fatta di denunce e carte bollate. Entrambi si sono dunque presentati come legittimi rappresentanti della Onlus. Il giudice, a quel punto, sentiti entrambi, ha escluso l’associazione trasmettendo gli atti alla Procura della Repubblica per il reato di sostituzione di persona. La decisione del giudice parmigiano è però l’unico punto su cui sia Pallotti che la Cassaniti concordano. «Il giudice ha fatto bene» dichiarano entrambi. I due hanno infatti fatto parte della stessa associazione. Poi c’è stata la rottura. L’unica cosa che è rimasta la stessa è il nome che entrambi rivendicano. Per il resto ci sarebbero due Aifvs, a partire dai siti internet.

«Una scena davvero imbarazzante, ridicola, una guerra tra poveri che ha lasciato purtroppo senza alcuna difesa le famiglie coinvolte» spiega Pallotti riferendosi all’udienza. La rottura nell’Onlus porta la data del 27 aprile del 2013. «All’annuale assemblea dell’associazione – continua -, correttamente convocata dalla Cassaniti, che allora era presidente, bisognava votare sia il nuovo presidente che il consiglio direttivo nazionale. Io mi ero candidato alla presidenza nazionale. A un certo punto, la Cassaniti ha annunciato il suo addio alla presidenza e, assieme ai suoi più stretti collaboratori, se n’è andata. Noi abbiamo proseguito con le votazioni ed è stato eletto presidente nazionale Franco Piacentini. La Cassaniti il giorno dopo ha detto che quell’assemblea non era valida e che era stata sciolta per gravi motivi di ordine pubblico e che noi l’avremmo costretta ad andarsene. La cosa curiosa è che nessuno ha avvisato nessuno, né forze dell’ordine né nessun altro. Questo ha ingenerato un clima di grande confusione in cui la Cassaniti continua a proporsi come presidente come ha fatto ora a Parma». Su com’era finita quell’assemblea, Pallotti, nel frattempo succeduto alla presidenza a Piacentini, dice: «Ho un verbale su com’è proseguita l’assemblea su cui possono testimoniare sessanta persone che erano presenti. La Cassaniti ha un altro verbale in cui si dice che l’assemblea sarebbe stata sciolta. Uno di questi verbali è falso e bene ha fatto il giudice a comportarsi in questo modo. Ciò che mi amareggia è però che io sono stato contattato dalla famiglia di due delle vittime, Carrera e la cognata, che mi hanno chiesto di intervenire all’udienza. La Cassaniti si è invece presentata dal nulla senza aver mai parlato con le famiglie».

Accuse che, sulla sponda opposta, la Cassaniti rispedisce al mittente. «Quell’assemblea del 2013 – dichiara – non si poteva concludere proprio perché Pallotti aveva creato una situazione tale da rendere impossibile la sua continuazione». La donna aggiunge di «essere presidente dal 2001. Mia figlia Valeria è stata uccisa a 17 anni sul marciapiede davanti a casa e io da quel giorno mi sono dedicata all’associazione con tutte le mie forze».

Spiega di essersi sempre impegnata «per portare avanti le finalità dell’associazione: prevenzione e giustizia. Ma quell’assemblea non si è potuta concludere per i loro comportamenti». Anche lei ha dei verbali. «Ci sono – aggiunge -, si vadano a leggere». Ammette di aver detto, in quei momenti concitati, che «io non ero la presidente di quell’associazione, almeno di quella che vedevo lì, sotto i miei occhi. Ma non erano dimissioni. Era uno sfogo. Infatti, il 6 luglio del 2013 abbiamo tenuto un’altra assemblea in cui io sono stata confermata alla presidenza. Io ho i libri sociali e questi verbali non sono mai stati impugnati. Come hanno stabilito i giudici, la presidente dell’associazione sono io».”

 

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