AMBC: “Piano di riequilibrio, Tari e Farmacia comunale“

Mondragone – Il gruppo AMBC: “Il comune di Mondragone è da anni in una condizione di predissesto (se non di vero e proprio dissesto).  Negli anni l’AMBCin solitudine” ha fatto denunce pubbliche in lungo e in largo (anche alla procura della Corte dei conti, che -anche a seguito delle nostre segnalazioni- aveva intimato al Comune il superamento di comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria che avevano portato al mancato rispetto del saldo di finanza pubblica) e aveva ripetutamente proposto di utilizzare almeno la possibilità offertaci dal Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale per cercare di evitare il default. Ma per ben 5 anni durante la passata consiliatura (Sindaco Pacifico, Vicesindaco Lavanga) di riequilibrio manco a parlarne. Poi, all’improvviso, “archiviatoPacifico, hanno presentato il Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale (ma allora era l’ex sindaco che non lo voleva adottare?). Un Piano “lacrime e sangue” (anche perché fatto con 5 anni di ritardo) che prevede di ripianare il disavanzo di ben 30.393.195,73 di € (con qualche depurazione di troppo che a nostro avviso lo asciuga un pò) nel ventennio 2022-2041. Ogni anno dal 2022 al 2041 i primi 1.600.000 € del bilancio dovranno andare a ripianare il debito (nel 2022 sono stati oltre 1.700.000 € e dal 2023 al 2026 saranno “soltanto” 1.154.731,59 €).

Quindi, per 20 anni meno soldi per servizi ai cittadini!  Cittadini che hanno già subito l’incremento delle aliquote e delle tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita!

Il disequilibrio di cassa- così scrive chi ha redatto il pano– nasce principalmente dalla difficoltà e dai ritardi, nel triennio, nelle attività di sollecito pagamenti e recupero evasione delle entrate tributarie ed extratributarie dell’Ente. In particolar modo si consideri la TARI che, sulla base di una percentuale di riscossione ordinaria che non supera il 65%, determina uno scompenso finanziario elevatissimo in ogni esercizio”. Anche se poi leggendo i dati la riscossione ordinaria si attesta molto al di sotto del 50%.

Ma per il momento non entriamo nel merito del Piano, la cui procedura -ricordiamo– dovrebbe essere “credibile, sufficientemente sicura, non arbitraria o irrazionale” per dare copertura alla situazione debitoria complessiva (Corte costituzionale 106/2011) e che invece, a nostro avviso, risulta lacunosa, presenta omissioni, non sempre risulta conforme alla realtà dei fatti e dei numeri e, soprattutto, appare difficile da rispettare. Ci preme in questa circostanza cercare di diradare almeno un po’ di nebbia che avvolge il Piano, visto che il Minculpop locale è prodigo di informazioni via social anche sulla vita privata di chi ci amministra, ma resta muto sulle questioni di vitale importanza per il nostro futuro. Sappiamo che il 16 marzo scorso al Viminale la Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti locali ha esaminato tra gli altri il piano di riequilibrio finanziario pluriennale del nostro Comune, ma –forse per nostri limiti e distrazioni– non sappiamo altro. Tuttavia, potrebbe essere opportuno chiarire (o farlo di nuovo) a tutti i cittadini come stanno le cose. E, per questo, ci permettiamo di formulare all’Assessore Luigi Mascolo, un tecnico prestato da anni alla politica, qualche domanda.

1^ domanda: A che punto è l’iter del Piano e quali sono state (se ci sono state) le determinazioni della Corte dei conti?

2^ domanda: E’ stato incassato il 100% della TARI nel 2022 e l’incasso sarà al 100% anche quest’anno?

Per l’IMU quest’anno si prevede un incasso di 5.400.000 €, per la TARI 6.139.707 €, 1.100.000 € come addizionale, 25.000 € (appena) di imposta di pubblicità, 100 mila € di Consap e 1.000 € di pubbliche affissioni. Per un totale di 12.765.707 €.

3^ domanda: Possiamo sapere (con numeri alla mano) se tendenzialmente questi obiettivi saranno raggiunti nel 2023 e come va la “lotta all’evasione” e l’attività di sollecito pagamenti? Non vorremmo che già nel primo anno, maturando altro debito, fossimo costretti a gettare la spugna e ad arrenderci al fallimento, al dissesto.

Nel Piano tra le altre cose si scrive: “Una misura che potrà essere utilizzata per la copertura del presente piano di riequilibrio sarà di certo la dismissione della Farmacia Comunale, la Far.Com. S.p.A., di cui l’Ente detiene il 70% delle azioni. Il valore presunto di tale dismissione non sarà inserito nell’ambito del piano al fine di esser cauti. L’eventuale introito da tale intervento servirà a ottenere una “plusvalenza” che porterà solo benefici al piano medesimo”. E prevedono di dismetterla entro l’anno prossimo. Ora, chi ci segue sa che siamo sempre stati in totale disaccordo sull’esistenza di questa farmacia comunale, a partire dalla procedura per la sua costituzione (secondo noi illegittima) adottata ai tempi della maggioranza dell’ex sindaco Ugo Conte. Una farmacia comunale che da ultimo abbiamo denunciato (anche all’ANAC) per l’esistenza di palesi conflitti d’interesse: https://casertasera.it/2018/04/06/polemiche-a-mondragone-pagliaro-al-sindaco-non-condividiamo-ladesione-del-comune-allasmel/ (conflitti d’interesse che nella nostra città aumentano sempre più: a Mondragone si può tranquillamente passare dall’incarico di revisore della Farcom partecipata al 70% dal Comune all’incarico di assessore  comunale al bilancio, in uno scambio di casacca tra controllato e controllore, senza soluzione di continuità e senza che nessuno ponga questioni di legittimità). Una farmacia comunale che in questi anni ha portato grandi benefici solo al socio privato e che è diventata nelle mani della vorace partitocrazia locale presidio di incarichi e prebende: https://casertace.net/mondragone-farmacia-comunale-rachele-miraglia-una-pizzico-di-disappunto-ho-preso-piu-voti-della-catanzano-e-per-quelle-nomine-sono-caduta-dal-pero/. E a proposito di “affari convenevoli”, quest’ultimo link è a beneficio soprattutto della memoria del leader della destra locale, ANTONIO BELLI.

4^ domanda: Ma, al netto del nostro giudizio sulla Far.Com., chi ha scritto il Piano e coloro che lo hanno approvato hanno considerato la Sentenza del Consiglio di Stato, Sez. V, 21/3/2011, n. 1724, che sulla cessione della Farcom ha visto amaramente già soccombere il nostro Ente?

E si, perché il nostro Comune è risultato già soccombente sulla Far.Com. S.p.A. (che straordinario paradosso la costituzione in quel giudizio, oltre al socio privato, anche della società che possediamo al 70%, che però la dice lunga sugli interessi rappresentati in quella società da coloro che venivano nominati dal Comune), laddove una sentenza del CdS ha stabilito che una volta esercitato il diritto di prelazione sulla farmacia di nuova istituzione, optando per la forma di gestione mediante società mista, il Comune non può deliberare la cessione a terzi della titolarità della farmacia e dell’azienda commerciale. Non può quindi disporre la vendita dell’azienda e della titolarità della medesima dal momento che il comune stesso conserva la sola titolarità dell’autorizzazione amministrativa e non quella dell’azienda che la gestisce. “Pertanto, nel caso di specie, si legge nella sentenza, il comune non poteva deliberare la cessione a terzi della titolarità della farmacia e dell’azienda commerciale connessa, così come ha fatto con l’impugnata delibera, in presenza della società a capitale pubblico che ne provvedeva alla gestione, con vincolo statutario sino al 31 dicembre 2050”.

5^ domanda: Quindi, la dismissione della Farmacia nel Piano è stata inserita solo come “fumo negli occhi” ma non si farà mai, oppure è stata studiata e valutata una procedura che superi quanto stabilito dalla sentenza del Cds? E possiamo anche sapere, in questo caso, qual è?”

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