Candidatura a Roma di Bertolaso: Salvini lo scomunica, Berlusconi a suo favore

Roma –  Una spaccatura nel centrodestra? Sembrerebbe di sì. La candidatura a sindaco di Roma da parte Guido Bertolaso  palesa delle evidenti controversie all’interno del trio politico composto da Silvio Berlusconi, con la sua “Forza Italia”, Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Matteo Salvini ( segretario del carroccio).

Una tempesta che, stando a voci di corridoio, starebbe aumentando in volume, anche alla luce del rinvio dell’ incontro odierno, la cui ufficialità è stata resa nota proprio da un comunicato di FI: “A seguito della convocazione della commissione presieduta da Altero Matteoli per l’individuazione delle candidature del centrodestra per le elezioni amministrative, indetta per mercoledì 24 febbraio alle ore 11, il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha rinviato a una data successiva il vertice dei leader della coalizione previsto per oggi. Sarò disponibile solo quando si chiariranno le reali determinazioni degli alleati sulle amministrative a Roma, alla luce appunto delle contraddittorie dichiarazioni rilasciate dal segretario leghista e ancora non smentite, che minano la credibilità della candidatura di Bertolaso a Roma e di tutta la coalizione”.

Non solo: il conteso è legato al concetto di “nome fatto dagli alleati” pronunciato proprio dal leghista. Un’affermazione che si muove contro il flusso eracliteo sostenuto in una nota ufficiale dall’ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi:  “Io sono convinto che Bertolaso sia l’unico professionista in circolazione capace di rimettere in sesto la Capitale. Non è il candidato di un partito, ma deve essere il candidato di tutta la città, di tutti i romani che si preoccupano del loro bene e non di quello dei singoli partiti. Conto sul buonsenso dei romani e assicuro a Guido Bertolaso tutto il nostro sostegno”. Parole a prescindere con cui Salvini non è per niente d’accordo: “A pacchetto chiuso io non compro nulla. Quello che dirà la gente di Roma in questi giorni inciderà sulla mia decisione finale”.

Non può mancare l’attacco a Renzi: “Quando occupi militarmente le scuole, i tribunali, la tv, le banche, la gente in genere fa le rivoluzioni. Il presidente del consiglio si comporta come Stalin, c’è puzza di regime, ci sono parlamentari in vendita, il governo completamente appiattito. Sappia il signor Renzi che da oggi è battaglia su tutti i fronti. L’Italia è al collasso, e ho indicazioni certe di sollevazioni di piazza, di questo passo si arriva alle rivoluzioni. Io però sono pacifico e le reazioni popolari voglio organizzarle democraticamente”.

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