Napoli, incontro con Valentina Soria all’Orientale

Napoli – Proseguono con successo e sempre maggiore curiosità e interesse degli studenti gli incontri- lezioni organizzati dal prof. Francesco Giordano, docente e videomaker, all’interno del Laboratorio di Produzioni Audiovisive Teatrali e Cinematografiche presso l’ Università l’Orientale di Napoli.

Una rivoluzione nell’ambito dell’insegnamento grazie all’intuizione del prof. Giordano, che mira a trasferire ai giovani studenti esperienze pratiche di professionisti dell’audiovisivo. L’incontro con la giornalista e scrittrice Valentina Soria, redattrice e inviata dell’emittente televisiva Canale 21 per cui collabora al videogiornale, solo apparentemente si slega dal percorso didattico-formativo concentrato sull’acquisizione di strumenti teorici e pratici per approcciarsi alla settima arte, che sia il cinema, il teatro, la fiction, in cui è centrale imparare ad elaborare storie da un punto di vista narrativo attraverso le tecniche per elaborare una sceneggiatura e dal punto di vista tecnico, più legato alla composizione audio-video. Come affrontato dalla giovane giornalista e dallo stesso prof. Giordano, alla base tanto della realizzazione di un film o di uno spettacolo teatrale, quanto di un articolo, un reportage o un documentario c’è la costruzione di una storia. La differenza, ha spiegato Valentina Soria, consiste nell’approccio: “il giornalista deve sempre tendere alla verità e raccontare la realtà, evitando di romanzare o lavorare di fantasia e questo fa parte del patto con il lettore/pubblico, da qui l’importanza di verificare le fonti e la loro attendibilità a cui è tenuto il giornalista”.

Una professione che in questo momento storico sta subendo profonde mutazioni legate ai repentini avanzamenti teconogici che impongono al giornalista di rimodulare il suo lavoro e I suoi strumenti, di fronte ad una comunicazione sempre più veloce, volatile, interattiva e massiccia. La mole di informazioni che il lettore riceve è sempre maggiore, dunque “è fondamentale proporre contenuti di qualità, attrarre, catturare l’attenzione del lettore o telespettatore “, tenendo conto di tutti I complessi meccanismi dell’attenzione, fruizione e della scrittura, che deve coinvolgere, incuriosire e in alcuni casi emozionare, coinvolgendo emotivamente il pubblico. “In questo – prosegue Valentina – assume sempre più importanza l’uso della fotografia e delle immagini video, che raccontano prima e piú del testo”. Dopo un excursus che ha permesso agli studenti di immergersi nel vivo di una realtà redazionale tanto della carta stampata quanto di quella radio-televisiva, entrando nel vivo dell’elaborazione di un giornale o telegiornale, capendo ruoli, tempi, compiti e priorità, I ragazzi dell’Orientale si sono messi alla prova in prima persona, grazie anche all’intervento dell’attore e regista teatrale Franco Maione, che ha dato qualche suggerimento su come acquistare sicurezza, consapevolezza di sè attraverso l’ espressione del proprio corpo e la comunicazione e gestione delle emozioni per far emergere ciò che realmente siamo e avere padronanza della comunicazione non verbale. Entrare dunque nel personaggio, anche quando si è sul palco o davanti alla telecamera, ma senza falsare o forzare la propria natura, facendola invece emergere. Questo il suggerimento di Franco Maione che ha portato gli studenti ad auto-riflettere su sè stessi, mettersi in discussione e a “scoprire aspetti di sè sconosciuti”,’come ha sottolineato Fabrizia, una studentessa del laboratorio, visibilmente emozionata.

Nella parte finale dell’ incontro si è discusso di nuove frontiere della “narrazione”, compresa quella giornalistica.  La rivoluzione digitale ha stravolto molti settori, giornalismo compreso. Siamo a nuove forme di narrazione, di cui lo storytelling, il racconto di una storia e il web documentary (o webdoc) hanno riscritto non solo il modo di fruire, ma anche quello di fornire contenuti. Tutti producono contenuti che si usi lo smartphone o un drone, la tecnologia ha reso molto più abbordabili i costi per produrre video e, in definitiva, per raccontare storie. Ma non vuol dire che tutti sono in grado di raccontarle. Il linguaggio giornalistico si presenta come un punto di osservazione utile per sondare i mutamenti interni ed esterni alla lingua. Interni in riferimento all’adozione di un lessico, una sintassi e una morfologia che, benché settoriali, sono poi sfociati nella lingua di tutti i giorni. Esterni perché la lingua dei giornali ha saputo infondere cambiamenti nel contesto culturali, basti pensare alla capacità di uniformare le varie classi sociali sotto uno stesso tetto linguistico. La diffusione del Web documentary o webdoc ha fatto in modo che molti diventassero più o meno storyteller o raccontastorie digitali. Lo storytelling è l’atto del narrare, disciplina che usa i principi della retorica (l’arte del dire, del parlare, e più specificatamente del persuadere con le parole) e della narratologia (lo studio delle strutture narrative). “La narrazione – ha spiegato il prof. Giordano – ha un potenziale pedagogico e didattico, dalla quale possiamo trarne peculiarità educative e formative intendendole sia come strumento di comunicazione delle esperienze, sia come strumento riflessivo per la costruzione di significati interpretativi della realtà. Utilizzando il metodo di raccontare storie, diventa possibile situare l’apprendimento nei contesti significativi e promuovere processi dialogici di interazione riflessiva attraverso lo sviluppo di contesti collaborativi”. Evidente l’importanza anche dal punto di vista sociale, nella sua applicazione pratica in contesti difficili, caratterizzati da disagio e precarietá esistenziale. Dunque capire I meccanismi della narrazione risulta di estrema importanza per leggere sè stessi e la realta’ che si mostra non sempre lineare e fruibile nella sua totalità.

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