Ungheria costruisce il muro, Croazia la contesta: “Faremo passare tutti”

Budapest – Ungheria e Croazia mai così distanti. Se da un lato l’onda di Budapest segue il volere di Orban, portando avanti la costruzione del muro divisorio sul confine tra i due stati al fine di bloccare il fiume di esodati in arrivo, dall’altro Zagabria risponde per le rime, minacciando “guerra” diplomatica, poichè, come ha riferito Zoran Milanovic, “il confine non può essere sigillato e tutta questa gente non la si può trattenere in Croazia: per ora non impediremo a nessuno di entrare in Croazia, ma neanche di uscire dal Paese. La Croazia è per i profughi solo un Paese di transito, e ora che hanno attraversato centinaia di chilometri, che vadano dove hanno deciso, nel nord Europa”.
Una flessibilità che lo stato croato preannuncia con largo anticipo e che, in un certo senso, risuona come uno scaricabarile. A chi chiede a Milanovic se possa essere la Slovenia la prossima tappa di passaggio degli emigranti, il presidente del consiglio risponde che l’Ungheria è realisticamente più vicina.
19 autobus croati sono già giunti al confine ricevendo un “no” per entrare. Il putiferio si era già scatenato in mattinata, quando la critica era arrivata dal ministro Ranko Ostojic, ministro dell’interno, direttamente ai microfoni del canale N1: “I muri non hanno mai bloccato nessuno, si tratta di qualcosa del tutto inaccettabile, è una politica inaccettabile. Ora però questo non è importante, noi vogliamo aiutare la gente. Le affermazioni che giungono dall’Ungheria non posso che definirle inaccettabili, ma è qualcosa che sentiamo già da molto tempo”.
La questione sarà al centro delle discussioni il prossimo 23 settembre quando si terrà il prossimo vertice di Bruxelles. Intanto Frank Walter Steinmeier, ministro degli esteri tedesco, ha annunciato che potrebbe ricorrere alla misura di sicurezza del voto di maggioranza per la ripartizione dei migranti all’interno dell’Ue: “Se non è possibile fare altrimenti, dobbiamo prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di ricorrere anche allo strumento delle decisioni a maggioranza”.

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