Mondragone , AMBC: “C’è chi prepara la fase 2 e chi non è entrato neppure nella fase 1”

Mondragone –  In una nota inviata alla nostra redazione, l’AMBC ha dichiarato: “C’è tantissimo da fare. Bisognerà ripensare alle graduali riaperture delle attività e a come convivere con il Coronavirus con modalità che ancora ufficialmente non conosciamo, ma che per alcuni versi forse possiamo già immaginare.

 E proprio non riusciamo a capire come l’Amministrazione Pacifico possa continuare a restare ferma. C’è da riaprire il Comune (da oltre un mese sostanzialmente operativo solo per pagamenti discrezionali) e c’è da intervenire con misure di welfare in favore di vecchie e nuove povertà, cercando di evitare i soliti pasticci e organizzando con fondi comunali un grande progetto contro le povertà (nei prossimi mesi l’emergenza sociale si acuirà).

C’è da supportare il sistema economico-produttivo mettendo in campo  innanzitutto una diminuzione del carico fiscale e tributario. I tributi sui cui il Comune ha ampia discrezionalità e che pesano sulle aziende e sulle famiglie sono essenzialmente tre: l’IMU sugli immobili, l’addizionale IRPEF e  la TaRi, che prevede la copertura integrale del costo del servizio. Sulle aziende, in particolare, grava una porzione dell’IMU, quella sugli immobili “produttivi”. Per quanto riguarda la TaRi, vista la normativa che la regola, occorre iniziare un percorso di rinegoziazione delle tariffe e arrivare all’abbassamento per alcune categorie del mondo del commercio e delle imprese, se non addirittura ad esonerarle per 3 o 4 mesi  (perché dovrebbero pagare lo smaltimento di rifiuti non prodotti nel periodo di inattività forzata?). Si tratta di verificare di quanto sia possibile abbattere IMU, IRPEF  e compartecipazioni.

L’AMBC insiste nel proporre la ristrutturazione delle previsioni di bilancio 2020 con l’eliminazione di tutte le spese non obbligatorie e di quelle che per quest’anno non si potranno effettuare e dopo aver fatto tale ricognizione verificare l’abbattimento possibile. Ovviamente gli abbattimenti dovrebbero avere dei criteri “solidali” e di equità. Per esempio non dovrebbero essere riconosciuti a chi ha continuato a percepire normalmente una pensione o uno stipendio (dipendenti pubblici o privati in attività) e a chi ha continuato a percepire un reddito che gli consente di compartecipare alla spesa di un servizio (ci sono settori che sono andati a gonfie vele, come alimentare o farmaci) e si dovrebbe dare la precedenza a chi vive situazioni di precariato.

Si dovrebbe pensare anche ad una ristrutturazione radicale del piano triennale delle opere pubbliche e conseguentemente delle previsioni di bilancio. E pensare di riprogettare i luoghi di vita nell’era del distanziamento sociale, iniziando, per esempio, a pedonalizzare gran parte della città, anche per permettere a bar, pizzerie, ristoranti ecc. di poter mettere i tavoli all’aperto a debita distanza, pensando di esonerarli dalla tassa per l’occupazione di suolo pubblico per qualche mese (ma questa è solo una delle tante riorganizzazioni della città da fare).

Ci sono poi da attivare, per quanto possibile, gli strumenti inseriti nella normativa statale d’emergenza per gli Enti Locali, relativi al 2020: l’utilizzo degli avanzi per spese correnti di urgenza, cioè la possibilità per gli enti locali di utilizzare la quota libera dell’avanzo di amministrazione per il finanziamento di spese correnti connesse con l’emergenza in corso; la sospensione del pagamento delle quote capitale dei prestiti erogati agli enti locali dalla Cassa Depositi e Prestiti e dal sistema bancario (recente accordo ABI-ANCI). C’è anche il “Cura Italia”, che instituendo meccanismi agevolati di accesso al credito per le diverse tipologie d’impresa, ha introdotto una garanzia sul prestito richiesto gestita dalla SACE pari al 100% per prestiti fino a 25mila euro e pari al 90% se oltre i 25mila euro. In quest’ultimo caso si potrebbe lavorare per offrire la restante garanzia del 10% e, visto che non si tratta di una competenza precipua dei Comuni, lo si potrebbe fare chiedendo il coinvolgimento della regione Campania tramite l’accordo con il sistema Confidi. Insomma <la carne da mettere a cuocere> è tanta. E’ il fuoco dell’Amministrazione Pacifico che continua a restare spento. Ma è soprattutto il cuoco a mancare”.

Collegati al nostro canale whatsapp per restare aggiornato